(di Mao Valpiana *) Prima traccia
La scelta del nome Francesco. Quando è stato eletto dal Conclave, il 13 marzo 2013, ha raccontato lui stesso: “Ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato”. Fa di me uno strumento della tua pace, diceva il Santo Francesco, e così ha fatto il Papa Francesco. Un nome, un programma.
Seconda traccia
Un appello universale per la pace e contro ogni iniziativa militare, perché «guerra chiama guerra» e «violenza chiama violenza». Lo ha lanciato il 7 settembre 2013 con la giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria. Una scelta religiosa, ma anche di pratica politica. Una spinta alla mobilitazione pacifista contro le guerre. Papa Francesco insieme alla preghiera ha sempre chiesto anche azioni. I suoi appelli si sono rivolti a tutti, religiosi e laici, alle singole coscienze e ai corpi collettivi: ha parlato alla Chiesa ma anche ai movimenti.
Terza traccia
La giornata mondiale della pace del primo gennaio 2017, Papa Francesco l’ha dedicata a La nonviolenza: stile di una politica per la pace (con la contemporanea nascita del nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che aiuterà la Chiesa promuovere in modo sempre più efficace «i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato»).
“La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati – ha scritto il Papa – e io assicuro che la Chiesa Cattolica accompagnerà ogni tentativo di costruzione della pace anche attraverso la nonviolenza attiva e creativa”.
Quarta traccia
Subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina, in risposta al Suo appello “Fare di tutto contro la guerra, pregare e lavorare per la pace”, il Movimento Nonviolento ha scritto una lettera al Papa: “Santo Padre, la Sua voce, che dice parole di Verità contro il flagello della guerra, è anche per noi un punto di riferimento importante. Tutte le domeniche stiamo partecipando all’Angelus, con la bandiera della nonviolenza, come segno concreto di vicinanza a Lei”. Ha voluto riceverci il 30 marzo 2022 in Udienza: la bandiera della nonviolenza, la spilla del fucile spezzato, un libro di Aldo Capitini e la petizione “Obiezione alla guerra”, sono i doni che gli abbiamo consegnato.
Quinta traccia
Papa Francesco ha rivolto ai giovani europei partecipanti alla “EU Youth Conference”, che si è svolta a Praga nel luglio 2022, un messaggio con l’invito a seguire l’esempio luminoso di Franz Jägerstätter: “Vorrei invitarvi a conoscere questa figura straordinaria di un giovane obiettore europeo che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale: a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici”.
Sesta traccia
Apertura e apprezzamento della Campagna di Obiezione alla guerra da parte della Santa Sede. Nel febbraio del 2023 il tour delle tre testimoni nonviolente Katya Lanko, Olga Karach, DaryaBerg che rappresentavano gli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alle leva di Ucraina, Bielorussia e Russia, è stato ricevuto in Vaticano. Dopo la partecipazione all’Udienza con Papa Francesco, le tre nonviolente hanno detto: “Siamo qui per dire che ci sono persone che non vogliono combattere, che non vogliono ritrovarsi con armi tra le mani, che non vogliono né uccidere né essere uccise”. Papa Francesco ha fatto pervenire la sua benedizione apostolica.
Settima traccia
Fine della teologia della guerra giusta. Papa Francesco è andato oltre, e non si potrà più tornare indietro: la guerra è sacrilegio, è sempre un fallimento, sempre una sconfitta, una violazione dei diritti umani, una follia, e quindi bisogna dire no alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Nel giorno di Natale 2023 ha detto parole di Verità inequivocabili: “Per dire no alla guerra bisogna dire no alle armi. Perché se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà. E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi?”. La gente «non vuole armi, ma pane».
Ottava traccia
Il coraggio della nonviolenza non è mancato a Papa Francesco. Il 10 marzo 2024, anche a rischio di essere frainteso, o strumentalizzato, per farsi capire da tutti, a partire dai bambini, dai semplici, dai puri di cuore, ha detto: “Cessare il fuoco!”, “Alzare bandiera bianca”. Parole scandalose solo per chi non vuole capire, per i duri di cuore. La “bandiera bianca” è storicamente e internazionalmente simbolo del “Cessate il fuoco”, della richiesta di trattative, della soluzione parlamentare, della fine delle ostilità. Alzare bandiera bianca significa avviare i negoziati. È la richiesta che le genti, i movimenti pacifisti, gli organismi internazionali e l’Onu hanno sempre fatto per Gaza e per l’Ucraina. E Papa Francesco ha dato voce a queste richieste, senza paura.
Nona traccia
Per la prima volta un Papa ha partecipato all’Arena di Pace, a Verona il 18 maggio 2024, immergendosi dentro e in dialogo con il movimento per la pace, la nonviolenza, il disarmo. In quell’occasione Francesco ha affrontato il tema della risoluzione nonviolenta dei conflitti: “Se io non ho paura del conflitto, sono portato a fare il dialogo che ci aiuta a risolvere i conflitti, sempre”. Con realismo politico si è rivolto ai nostri movimenti: “chiedete ai leader mondiali di ascoltare la vostra voce, di coinvolgervi nei processi negoziali, perché gli accordi nascano dalla realtà e non dalle ideologie. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti, insieme tutti”.
Decima traccia
L’ultimo messaggio del Papa è stato quello di Pasqua 2025. Una sorta di testamento spirituale e politico: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”. L’impegno che ci ha chiesto è di “usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo. Sono queste le ‘armi’ della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!”. Pace e disarmo sono le due gambe con cui ha camminato il pontificato di un Uomo che ha preso sul serio la sua missione di costruttore di ponti.
Sarà la Storia a dare il giudizio sul pontificato di Francesco, ma per me lui è già tra i grandi Maestri universali della nonviolenza, con Gandhi e Martin Luther King. Ringrazio per aver avuto il privilegio di incontrarlo e ricevere il suo incoraggiamento a proseguire nel cammino della pace.
* Presidente del Movimento Nonviolento