“Tacciano le armi, cessi il fuoco, si fermi l’industria bellica, non si pronuncino parole d’odio.” È con queste parole che si apre l’appello congiunto sottoscritto da sindaci e vescovi di quattro città simbolo della pace – Verona, Firenze, Assisi e Lampedusa – affinché il giorno dei funerali di Papa Francesco, sabato 26 aprile, diventi un “Giorno di Silenzio e di Pace” riconosciuto a livello internazionale.

L’iniziativa, lanciata da Verona attraverso la collaborazione tra la Chiesa scaligera, il sindaco Damiano Tommasi, i promotori dell’Arena di Pace e figure storiche del pacifismo italiano, intende proporsi come atto di rispetto e memoria verso un uomo che ha incarnato, fino all’ultimo, il messaggio cristiano della pace. Le adesioni restano aperte anche ad altre città e realtà associative, tramite l’indirizzo treguaxfrancesco@gmail.com.

Nel Salone dei Vescovi, la presentazione ufficiale dell’iniziativa è avvenuta alla presenza di Renzo Beghini e Mao Valpiana (Movimento Nonviolento), tra i fondatori della Scuola di Pace, del comboniano fratel Antonio Soffientini, e con un videomessaggio del vescovo di Verona Domenico Pompili, in collegamento da Lourdes, dove si trova in pellegrinaggio con l’Unitalsi.

«È il cordoglio più serio, più illuminato, più rispettoso che possiamo offrire a un uomo di pace come Papa Francesco», ha dichiarato Beghini. Mentre fratel Soffientini ha sottolineato la vicinanza simbolica tra la morte di Papa Francesco (21 aprile 2025) e quella di don Tonino Bello (20 aprile 1993): «Due profeti che hanno scelto di stare “in mezzo” ai conflitti, ascoltando il dolore di tutti e cercando la pace tra le macerie».

Mao Valpiana ha ricordato come Verona, nel solco tracciato dall’Arena di Pace e dalla visita di Francesco, abbia assunto un ruolo guida nel rinnovato impegno per la pace. «Al suo fianco – ha aggiunto – Firenze, città di don Milani e La Pira; Assisi, patria spirituale di San Francesco, ispiratore delle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti; Lampedusa, simbolo delle migrazioni e del dolore del nostro tempo, definita dal Papa “il più grande cimitero del mondo”».

«Fare memoria del Papa – ha affermato nel suo messaggio il vescovo Pompili – significa realizzare concretamente i suoi propositi, come la richiesta pronunciata nel giorno di Pasqua: che cessino le guerre. Il giorno delle esequie sia allora un giorno di tregua. Un atto simbolico e reale, per dare voce alla pace, l’ultima eredità che Francesco ci ha lasciato.»

L’appello ai capi di Stato e alle delegazioni internazionali, attese a Roma il 26 aprile, è dunque chiaro: un giorno di silenzio per ricordare un uomo che ha fatto del dialogo, della giustizia sociale e del disarmo i cardini del suo pontificato.