È durato tre giorni lo stato d’incertezza che ha tenuto con il fiato sospeso una sessantina di dipendenti della cooperativa Macchine Celibi, attiva nei servizi museali del Comune di Verona. Dopo l’annuncio shock dei licenziamenti, comunicati a ridosso del Primo Maggio, la festa dedicata proprio ai lavoratori, la situazione si è improvvisamente ribaltata nella serata di venerdì 2 maggio, quando la stessa cooperativa ha informato i propri dipendenti della revoca dei provvedimenti.
Secondo quanto riferito, alla base del dietrofront vi sarebbe una proroga predisposta dal Comune. Una notizia che riporta il sereno ma lascia aperte molte domande, soprattutto sul fronte delle relazioni tra amministrazione pubblica, datori di lavoro e lavoratori. A esprimere forte preoccupazione è la Filcams Cgil, che torna a denunciare il clima di precarietà che troppo spesso accompagna gli appalti pubblici.
«Se ci fosse stato un confronto preventivo – sottolinea il sindacato – si sarebbero potuti evitare giorni di ansia per decine di famiglie. Abbiamo sollecitato un dialogo già la scorsa settimana, ma non siamo stati ascoltati».
L’episodio viene letto dalla Filcams Cgil come il sintomo di un sistema malato, in cui le vite dei lavoratori rimangono sospese tra scelte aziendali poco trasparenti e una macchina amministrativa incapace di garantire stabilità. «È il lato disumano degli appalti – affermano – dove a pagare sono sempre le persone».
Il sindacato chiede ora che si proceda senza ulteriori indugi alla stesura di un nuovo bando, capace di valorizzare realmente le competenze e l’esperienza maturata nel settore da chi da anni opera nei musei cittadini. Nel frattempo, lo stato di agitazione rimane attivo. Il prossimo appuntamento cruciale sarà la riunione di lunedì in Comune: da quell’incontro ci si aspettano risposte concrete e un passo deciso verso la soluzione della vertenza.