Lo spostamento del nome ‘Prosecco’ dal vitigno alla zona di produzione

(Angelo Paratico) La maggior parte della mia vita l’ho passata a Hong Kong. Ricordo che un giorno, nel 2013 vidi passare alcuni dei vecchi tram elettrici che legano l’isola di Hong Kong da est a ovest erano addobbati con le immagini pubblicitarie del prosecco Zonin. Poi al supermercato le vidi in offerta speciale in un angolo e, incuriosito, ne acquistai un cartone. 

Mi sorprese perché mi pareva molto simile allo champagne francese che bevevamo a casa, quando avevamo degli ospiti speciali. Il nostro preferito era lo champagne Rothschild, prodotto tradizionalmente da un ramo della celebre famiglia di finanzieri. Il prosecco Zonin costava decisamente meno ma si faceva davvero fatica a distinguere le due varietà.  Quello italiano aveva anch’esso un perlage molto sottile e un profumo di gelsomino, che poi seppi essere tipico delle migliori uve di Prosecco.

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Fu un amore al primo sorso il mio e dopo quella esperienza lo champagne sparì dalla nostra tavola. L’amore per quel vino, che dal 2014 ha superato lo champagne francese come consumo a livello mondiale, mi ha indotto a compiere delle piccole ricerche sulla sua origine. Scoprii che il suo successo è figlio del lavoro di molti uomini e donne, ma se dovessi indicarne tre in particolare punterei su Etile Carpenè, purtroppo scomparso il 23 ottobre 2024, a ottant’anni e che fu un uomo di grande cultura e che ha dedicato la vita all’azienda di famiglia, la storica Carpenè-Malvolti, contribuendo in maniera decisiva allo sviluppo dello spumante italiano.

Il successo mondiale del Prosecco 
Etile Carpenè

 

Etile Carpené, infatti, fu Presidente dell’Istituto Italiano Spumante Metodo Classico, nel 1992 è nominato Vicepresidente del Sindacato Nazionale Vini Spumanti e Consigliere del Consorzio di Tutela del Prosecco, dove restò in carica per due mandati consecutivi.  Il legame con la città di Conegliano e la storica Scuola Enologica è un filo conduttore della storia dei Carpenè. Nel 2002, per celebrare la famiglia che tanto ha dato al territorio, il Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia è stato intitolato ad Antonio Carpenè, il fondatore della dinastia. 

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Il secondo personaggio che ha determinato la fortuna del Prosecco è stato certamente Luca Zaia, prima della sua nomina a presidente della regione Veneto. Egli fu, infatti, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali dal 8 maggio 2008 al 16 aprile 2010.

Durante la sua direzione del ministero dell’Agricoltura incontrò il presidente della Zonin, Gianni Zonin, che gli spiegò come il nome Prosecco venisse abusato impunemente anche fuori dai confini d’Italia e che per bloccare quello scempio si sarebbe dovuto spostare il nome di Prosecco dal vitigno alla località di produzione, un’operazione semplice a parole ma difficilissima da legiferare. Addirittura, il Prosecco si cominciò a produrlo in Sudamerica (“Prosecco Garibaldi” in Brasile), in Australia (“Prosecco Vintage”) e via dicendo. Bisognava bloccare questo fenomeno. Per questo Gianni Zonin andò a Roma a chiedere l’intervento del ministro Zaia.

Il successo mondiale del Prosecco 

Luca Zaia capì al volo l’importanza di quanto Zonin gli diceva e fissò un incontro all’Accademia del vino di Conegliano (la conosce bene perché Zaia è nato a Conegliano) per discuterne, alla presenza del Prof. Tullio De Rosa, autore di importanti testi sulla tecnologia dei vini spumanti e punto di riferimento per il perfezionamento del metodo Conegliano Valdobbiadene.

Bisognava stabilire che la vite si sarebbe chiamata glera e il nome prosecco si sarebbe dovuto legare ai luoghi. Prosecco è una denominazione di origine controllata che designa il vino a base di glera, di colore bianco nelle tipologie tranquillo, frizzante, spumante, o rosato nella tipologia spumante, prodotto in Veneto e Friuli.

Una volta giunto a Conegliano, Gianni Zonin parlò di questo problema con gli agricoltori ma non capirono, ma solo quando Etile Malvolti diede ragione a Zonin, tutti applaudirono.

Era urgente una regolamentazione legislativa che arginasse il fenomeno ed essendo vietato dalle norme internazionali proteggere il nome di un vitigno (era invalso infatti l’uso di chiamare “Prosecco” il vitigno produttore del vino), si rese necessario ricollegare la produzione veneta e friulana col nome della località originaria del Prosecco, e cioè la località omonima presso Trieste, ripristinando gli antichi nomi – “glera” e “glera lunga” – dei vitigni.

Il successo mondiale del Prosecco 

Si decise quindi di creare un’area di produzione contigua costituita dalle province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia ove il vitigno era autorizzato o era stato avviato il procedimento autorizzativo. L’iter venne concluso il 17 luglio 2009. Fu una rivoluzione, perché da quel momento il termine Prosecco che in passato aveva contrassegnato erroneamente tanto una varietà di uva quanto una tipologia di vino, è diventato invece un termine geografico, espressione di un territorio alla pari dello Champagne.

A Conegliano il ministro Zaia chiamò il proprio dirigente al ministero e chiese quanto tempo ci sarebbe voluto per approvare la legislazione. Gli dissero 3 anni. Possiamo fare prima? Incalzò Zaia. Va bene lo faremo in un anno.  Fu a quel punto che Gianni Zonin disse a Zaia: “Perché non fare in qualche mese e poi presentarci al Vinitaly di Verona annunziando l’accordo?”.

E andò proprio così, e con la promulgazione del decreto di riconoscimento della DOC “Prosecco”, delle due DOCG “Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” e “Colli Asolani – Prosecco” (o “Asolo – Prosecco”) e del relativo disciplinare di produzione, partì la riorganizzazione di tutta la produzione che ebbe luogo a partire dalla vendemmia iniziata nell’agosto del 2009.