(di Claudio Beccalosssi) Finale col botto per il Festival letterario “Soave Città del libro”, svoltosi dal 22 al 25 maggio rispettando un intenso programma di incontri con autori e presentazioni di titoli. L’ultima giornata, come negli appuntamenti scorsi, ha visto ancora la partecipazione di noti scrittori che hanno calamitato un consistente pubblico. 

Soave Città del libro. Finale col botto con Cruciani e Giordano
Giuseppe Cruciani

Come Paolo Ruffini (Livorno, 26 novembre 1978, attore, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo, produttore teatrale), sulla scia del proprio romanzo “Benito, presente!” (Baldini+Castoldi, Milano, 2025) e Sandra Bonzi (Bolzano, 29 settembre 1964, giornalista) in dialogo sulla sua opera “Una parola per non morire” (Garzanti, Milano, 2025) col supporto del marito-lettore Claudio Bisio (Novi Ligure, Alessandria, 19 marzo 1957, attore, comico, conduttore televisivo). E l’estroso ed irriverente Giuseppe Cruciani (Roma, 15 settembre 1966, giornalista e conduttore televisivo e radiofonico) che ha ruotato il suo intervento sul suo “Via Crux. Contro il politicamente corretto” (Cairo Editore, Milano, 2024).

Soave Città del libro. Finale col botto con Cruciani e Giordano
Claudio Bisio

Un attento uditorio e convinti applausi anche per Mario Giordano (Alessandria, 19 giugno 1966, giornalista di lungo corso), stimolato da Massimo De’ Manzoni (San Bonifacio, Verona, 13 gennaio 1958, condirettore de “La Verità”) a parlare dei contesti del suo nuovo libro, “Dynasty. Dagli Agnelli ai Del Vecchio, dai Benetton ai De Benedetti: il crollo delle dinastie dei potenti”  (Rizzoli, Milano, 2025). Facendo spietati ritratti generazionali, Giordano ha puntato il dito indagatore su grandi famiglie economiche di tempi nobili andati, pur con i loro chiaroscuri. Come i Benetton…

A ‘Soave città del libro’ Giordano racconta la dynasty dei Benetton

«Siamo di fronte ad una famiglia che riceve tantissimo dallo Stato. – ha snocciolato il conduttore televisivo di “Fuori dal coro” su Rete 4 – Vanno ricordate le vecchie campagne “buoniste” dei Benetton. Ci insegnavano cosa sono la fratellanza, la solidarietà, i buoni sentimenti, il bianco ed il nero che si danno la mano, il volersi bene. Oliviero Toscani, con le sue foto, ci dava lezioni un giorno sì ed un giorno no. Le copertine del “L’Espresso” con Luciano Benetton che ci istruiva su cosa sono il bene ed il male».  

Mario Giordano1. 2

«I Benetton nascono sui maglioni ma, ormai da anni, questi sono nulla, meno del 2% del fatturato del Gruppo. Quest’anno hanno chiuso il bilancio ed è andata bene per loro, perché hanno perso “solo” 100 milioni di euro. Un imprenditore normale, se ha un saldo negativo di cento milioni, si mette le mani nei capelli. Loro no, possono permetterselo. Perché da tanti anni si sono trasformati in un’attività finanziaria, di gestione delle autostrade.

E chi è che gli ha dato questa possibilità? Lo Stato, attraverso le privatizzazioni dell’epoca di Romano Prodi. Non si capisce bene per quale motivo un bene pubblico, come sono le autostrade, siano andate ai signori Benetton. Sono state concesse generosamente e, da quel momento, hanno smesso di produrre il gettito dei maglioni. I negozi col loro marchio chiudono, cinquecento all’anno. Le autostrade sono diventate la gallina dalle uova d’oro». 

«Dal 1999 in poi i Benetton non hanno più creato ricchezza ma hanno assorbito ricchezza del Paese. E quando si fa questo attraverso un bene pubblico dato in concessione, una cosa, almeno, deve essere fatta: una corretta gestione, perché bene costruito con i soldi di tutti noi, con i sacrifici di padri e nonni. Invece, da quando le autostrade sono andate in mano Benetton,  non si più fatte le manutenzioni. Per restare al tratto del ponte Morandi a Genova, finché era gestito dallo Stato veniva speso per manutenzione il corrispettivo di attuali 3.665 euro al giorno.

Da quando ci sono i Benetton, invece, 71 euro al giorno, 50 volte di meno. Le intercettazioni dicono che i Benetton vogliono i soldi, i dividendi e per farli bisogna aumentare gli utili riducendo le spese, mettendo a rischio la vita di chi viaggia sull’autostrada». 

«Poi, il ponte viene giù quel 14 agosto 2018 e ci sono 43 morti. E tu, famiglia Benetton che hai guadagnato per 20n anni da quella autostrada riducendo le spese, tu, famiglia Benetton che da anni e anni dai lezioni di comunicazione, solidarietà, fratellanza, buoni sentimenti, tu, non solo non dici una parola su quei morti ma, addirittura, festeggi a Cortina dal 14 al 15, ballando e bevendo sui cadaveri. Non lo dice Mario Giordano, lo dicono i managers intercettati nell’inchiesta della Procura di Genova. Sono proprio loro a dire che la famiglia Benetton è morta con le feste a Cortina».

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‘Soave città del libro’ occasione per una domanda a Mario Giordano

Quindi Giordano ha risposto ad una domanda de L’Adige.

Il decreto-legge sulle liste d’attesa del 7 giugno 2024 n. 73, convertito nella legge 107 del 29 luglio2024, avrebbe dovuto contribuire a ridurre i tempi delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie. Invece, non è cambiato nulla perché non viene applicato. Lo stesso per quanto riguarda le proteste non autorizzate dell’altro decreto-legge sulla sicurezza dell’11 aprile 2025 n. 48, visto quanto è accaduto con manifestanti violenti a Gallarate contro il Remigration Summit. Ma perché non vengono fatte rispettare queste misure?

«Eh, sì. Nel caso della sanità è una legge che non viene applicata. Per quanto riguarda il decreto sicurezza c’è una parte che abbiamo aspettato per due anni e mezzo su un punto che mi sta molto a cuore, quello sui ladri di case, che non è incisivo come avrebbe dovuto essere. Ritengo che il governo si stia impegnando molto, anche con vari risultati, sotto il punto di vista della stabilità economica, del bilancio, delle relazioni internazionali. Credo, però, che su argomenti  vicini ai cittadini, quelli per cui buona parte di loro ha votato il centrodestra (come la sanità e l’ordine pubblico) sia necessario dare, a questo punto ed in tempi rapidissimi, un segnale d’intervento, d’efficacia più concreta». 

«Le due questioni sono molto care, non a caso, anche a “Fuori dal coro”. Capisco anche le difficoltà d’applicazione. Il decreto sicurezza è stato bollato come liberticida, che impedisce la libertà. Io, fin dall’inizio ho detto che, semmai, se sussiste qualche difetto, è quello d’essere un decreto alla camomilla. La situazione d’esasperazione dei cittadini è tale per cui ci si aspetta dal governo (che, ripeto, aveva ed ha la sicurezza come priorità) azioni più decise, più drastiche».