Sarà il ministro della Salute Schillaci che dovrà fare un decreto ministeriale, sulla base delle indicazioni venute dalla conferenza dei presidenti delle regioni, per risolvere il problema del ruolo del medico di famiglia e del pediatra di libera scelta nell’ambito della riforma sanitaria in corso.

Uno dei nodi principali è il rapporto di lavoro di questi professionisti con il Servizio sanitario. Se rimanesse tutto com’è adesso sarebbe molto difficile far funzionare le Case di Comunità, che sono l’unità base su cui si fonda tutta la riforma della medicina territoriale.

medico di base 1

L’orientamento è di dare ai camici bianchi la possibilità di scegliere tra il rapporto libero professionale convenzionato con le rispettive Regioni, oppure di accettare di diventare dipendenti delle Aziende sanitarie nel ruolo di dirigenti. Questa scelta dipenderà, oltre che dai singoli medici, anche dal regime che al loro interno intenderanno adottare le singole Regioni.

I medici di famiglia dovranno fare più ore

Ad ogni modo i professionisti dovranno garantire più ore di servizio effettivo.

Il criterio è quello di potenziare la medicina sul territorio creando nelle Case e negli Ospedali di comunità delle equipe in grado di scaricare gli Ospedali di tante prestazioni e ricoveri impropri, a cominciare da quelli erogati dai Pronto Soccorso, sempre intasati.
Al tempo stesso la riforma prevede di potenziare la Telemedicina e l’Assistenza Domiciliare Integrata.

Un altro punto  qualificante del decreto ministeriale sarà la trasformazione del corso regionale per accedere al ruolo di medico di medicina generale in vera e propria specializzazione, come tra l’altro proposto recentemente anche da Anna Maria Bigon, consigliere regionale veronese, con un’apposita proposta di legge.