(Angelo Paratico) Giovanni Morelli (1816 – 1891), fu un grande storico e critico dell’arte, nacque a Verona e partecipò alle guerre d’indipendenza. Era figlio di una coppia di protestanti di origine svizzera. Ma il padre e i due fratelli morirono dopo pochi anni e la madre, da Verona, si trasferì da suoi parenti a Bergamo.
Non potendo frequentare le scuole locali in quanto protestante, studiò dal 1826 al 1832 ad Aarau (Svizzera) e poi a Monaco dal 1833 al 1836, si laureò in medicina, ma non la esercitò mai, essendo l’arte e la storia le sue vere passioni. Fu grande amico di Gino Capponi e di Alessandro Manzoni.
Soldato e critico d’arte
Il suo profondo amore per l’Italia lo spinse nel 1848 prendere parte alle Cinque giornate di Milano, assumendo il ruolo di mediatore per la sua perfetta conoscenza del tedesco e per questo motivo il governo provvisorio lombardo lo inviò come suo rappresentante alla Dieta di Francoforte. In quell’occasione scrisse un opuscolo a favore della liberazione italiana, intitolato Worte eines Lombarden an die Dutschen.

Visitò poi Venezia e di nuovo Verona e fu amico di Francesco De Sanctis. Ripresa l’attività politica e militare, nel 1859 venne nominato comandante della guardia nazionale di Bergamo e il 10 maggio del 1860 fu eletto deputato sino al 1870. Per motivi politici si trasferì a Torino, dedicandosi alla tutela del patrimonio artistico e fu incaricato da Cavour di catalogare gli oggetti d’arte dei conventi soppressi delle Marche e dell’Umbria, poi ricevette da Francesco De Sanctis, diventato ministro della pubblica istruzione, il compito di indagare sulla situazione dell’Accademia di belle arti di Firenze. Suo collaboratore in questo titanico lavoro fu il legnaghese Giovanni Battista Cavalcaselle.
Inventò il Metodo Morelli
Spesso i collezionisti si affidavano alle sue stime prima di acquistare un’opera. Egli proponeva una tecnica di indagine attraverso i dettagli (orecchie, mani, pieghe delle vesti, ecc.), i quali possono rivelare al conoscitore la mano particolare di un artista rispetto a quella dei suoi imitatori. Questo è ancora noto come “Metodo Morelli” e ricordo Amintore Fanfani in televisione che lo nominò, parlando delle dita dipinte da Pietro della Francesca.
Di Giovanni Morelli è stato detto che la sua opera sta alla critica d’arte come quella di Freud alla psicologia, e di fatto fu Freud stesso a ipotizzare un parallelismo fra la tecnica psicoanalitica e il metodo morelliano.
Nel 1866 si arruolò come volontario, ormai cinquantenne, in diverse battaglie della terza guerra d’indipendenza in qualità di capitano di Stato Maggiore della guardia nazionale.
Senatore del Regno d’Italia nel 1873 per meriti patriottici, continuò la sua attività come consulente e catalogatore di beni artistici. Morì nel1891 dopo una breve malattia e fu sepolto al cimitero monumentale di Milano.
Lasciò scritto nel suo testamento: “Desidero essere sepolto nel camposanto di Milano in mezzo ai miei compaesani italiani e non fra i protestanti esteri!”.