Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità il progetto di legge statale n. 27, che ora verrà trasmesso al Parlamento nazionale. La proposta, sottoscritta da esponenti di maggioranza e minoranza, prevede una profonda revisione del percorso formativo dei medici di Medicina Generale, ponendo le basi per il riconoscimento pieno di questa disciplina come specializzazione post-laurea a ordinamento universitario.
Il provvedimento, presentato come prima firmataria dalla vicepresidente della commissione sociosanitaria Anna Maria Bigon (Partito Democratico) e illustrato in aula dalla stessa consigliera, rappresenta – come ha spiegato – “un primo passo verso una riforma strutturale che valorizzi la Medicina Generale come una specializzazione medica al pari delle altre, non soltanto sul piano formale, ma anche per quanto riguarda la formazione e l’organizzazione della sanità territoriale”.
Dello stesso avviso l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, che nel corso del dibattito ha sottolineato come “la vera sfida per il futuro del sistema sanitario sia quella di rafforzare la medicina territoriale. La proposta di legge va proprio in questa direzione, rendendo necessario un intervento di riforma”.
Un nuovo modello formativo tra Università e Servizio sanitario
Il testo prevede l’istituzione, in ogni ateneo, di un Dipartimento integrato Università – Servizio sanitario regionale, che sarà istituito con decreto del Ministro dell’Università e della Ricerca, in accordo con il Ministero della Salute e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. La formazione dei futuri medici di Medicina Generale potrà così contare su un percorso universitario strutturato e sull’utilizzo della rete formativa delle aziende sanitarie, già impiegata per i tirocini degli specializzandi.
L’articolo 3 della proposta modifica infatti l’articolo 20 del decreto legislativo 368/1999, rafforzando la collaborazione tra Ministero, Regioni e Università per i percorsi formativi sul territorio. Il successivo articolo 4 introduce anche un cambiamento nella denominazione del corso, che diventerà Corso di Specializzazione in Medicina Generale di Comunità e Cure Primarie, in linea con l’evoluzione della professione medica verso un approccio sempre più orientato alle cure territoriali.
Equiparazione alle altre specializzazioni mediche
Una delle principali novità riguarda l’equiparazione degli specializzandi in Medicina Generale di Comunità e Cure Primarie agli altri specializzandi, anche sul piano economico: il progetto prevede infatti l’inserimento delle relative borse di studio nello stesso ordinamento delle altre scuole di specializzazione.
L’articolo 5 stabilisce infine l’estensione del percorso formativo a quattro anni, adeguando così la durata del corso ai nuovi standard e introducendo una disciplina transitoria per il passaggio al nuovo modello.
Il provvedimento veneto si candida così a diventare un punto di riferimento per una riforma nazionale, in grado di valorizzare il ruolo dei medici di Medicina Generale e di rispondere alle esigenze crescenti della sanità territoriale.
