Un nuovo impianto sportivo con onde artificiali in località Bertacchina, tra la Gardesana e l’Adige, rischia di trasformarsi nell’ennesima colata di cemento a scapito delle aree agricole e della vivibilità urbana. È questa la posizione di Legambiente Verona, che interviene con decisione sul progetto “Onda Surf”, approvato dalla Giunta comunale con un parere di indirizzo lo scorso 15 luglio.

Secondo l’associazione ambientalista, si tratta di un’operazione che replica il modello già visto per la Marangona: si dichiara attenzione per l’ambiente e si parla di crisi climatica, ma poi si autorizzano interventi che consumano suolo agricolo e aumentano la pressione sul territorio.

“Non si può considerare di pubblica utilità un impianto che di fatto è un mega centro sportivo privato – sottolinea Legambiente –. La legge regionale consente di definire tali gli impianti sportivi, ma qui si forza la mano per giustificare un’operazione che poco ha a che vedere con il servizio al quartiere o alla collettività”.

Tre criticità principali: turismo, traffico, suolo

Per Legambiente, il progetto Onda Surf presenta almeno tre nodi problematici. Il primo riguarda il turismo: Verona e la sponda veronese del Garda registrano già numeri record e fenomeni di overtourism. Secondo i dati della Camera di Commercio, nel 2023 si sono contati 5,4 milioni di arrivi in città e 18,8 milioni di presenze nelle strutture ricettive. Negli ultimi 15 anni, le presenze sul Garda veronese sono cresciute del 49%. “Un impianto con 600 posti auto in un’area oggi agricola non aiuta certo a riequilibrare questi flussi, semmai li amplifica”, osserva Legambiente.

Il secondo tema è quello della mobilità. La Gardesana è già oggi uno dei tratti più congestionati, con picchi di traffico che arrivano fino a 45.000 veicoli al giorno nei weekend estivi, come certificato da ARPAV. “Aggiungere un nuovo attrattore in un corridoio viario già saturo significa peggiorare la qualità della vita di pendolari e residenti – spiega l’associazione –. Non bastano navette o ciclabili: non è realistico pensare che chi pratica surf arrivi in bicicletta con la tavola sotto braccio”.

Il terzo problema riguarda il consumo di suolo. Verona, ricorda Legambiente, è tra le città italiane con il tasso più alto di impermeabilizzazione del territorio. Il progetto Onda Surf prevede un intervento su 13 ettari complessivi, di cui 3,8 ettari verranno cementificati tra laguna artificiale, edifici e parcheggi. La “compensazione” prevista con l’acquisto di 2 ettari alla Spianà non viene ritenuta adeguata: “Alla Bertacchina si perde per sempre un suolo agricolo produttivo, mentre alla Spianà non si restituisce nulla: si conserva un’area per un futuro parco, ma non si recupera il terreno perso”.

Anche le previste aree verdi all’interno del progetto, secondo l’associazione, non possono essere considerate veri interventi di rinaturalizzazione: “Si tratta di spazi funzionali all’arredo sportivo, non di connessioni ecologiche reali”.

Le richieste di Legambiente

Alla luce di queste considerazioni, Legambiente Verona chiede al Consiglio comunale di bocciare il progetto, sospendendo ogni nuova opera di impatto fino all’approvazione del nuovo Piano di Assetto del Territorio (PAT). L’associazione sollecita inoltre un blocco definitivo al consumo di suolo agricolo e propone che sia il Comune stesso ad acquistare l’area verde della Spianà, sottraendola a future speculazioni.

“Se davvero si vuole innovare – dichiara Andrea Gentili, presidente di Legambiente Verona – si parta dal recupero di ciò che già abbiamo: aree dismesse da rigenerare, impianti sportivi esistenti da riqualificare come le piscine del Lido, e una mobilità pubblica da potenziare. L’onda dell’innovazione non può costare alla città nuovo cemento e perdita di paesaggio”.