(Angelo Paratico) 56 anni fa l’umanità toccò un altro mondo, atterrando sulla Luna. Poche ore dopo un uomo mise piede sul nostro satellite. Era il giorno successivo per l’Italia, il 21 luglio, quando Neil Armstrong toccò La Luna. Forse non si commemora abbastanza questo anniversario, sognato per millenni da poeti, maghi e infine da scienziati, solo perché un numero incredibilmente alto di persone credono che sia stata tutta una finzione e che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto. 

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Certo, sono meno dei terrapiattisti, ma comunque sempre un numero enorme. Quando ingaggio una discussione con uno di questi “negazionisti” lascio subito cadere il discorso, perché non esiste argomento che li possa convincere. Inutile ricordare che i russi avevano inviato due Lunakod senza uomini a bordo e che recentemente è stato fotografato da una sonda indiana il modulo spaziale che si trova ancora lì, dove si posò 56 anni fa. 

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Dopo 4 giorni di viaggio e 386.000 chilometri percorsi, la navicella spaziale Apollo 11 si posizionò sull’orbita lunare. Tutti i calcoli vennero verificati e confermati da un computer umano, Katherine Johnson, una matematica morta a 101 anni nel 2020.All’interno del modulo lunare Eagle, Neil Armstrong e Buzz Aldrin iniziarono i preparativi finali per la discesa sulla superficie lunare, mentre Michael Collins rimase in orbita a bordo del modulo di comando Columbia (diventando così  l’essere umano più solo e lontano dalla Terra, oltre che il più isolatodal punto di vista delle comunicazioni).

Alle 22:17 ora italiana, dopo una discesa in parte manuale, Eagle atterrò sul Mare della Tranquillità. Le parole calme di Armstrong risuonarono alla radio: “Houston, qui Tranquility Base. L’Aquila è atterrata”.

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Armstrong scese la scaletta e mise piede sulla Luna, dicendo: “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”.

In Italia ricordiamo quel momento fatidico per il piccolo battibecco fra il veronese Ruggero Orlando e Tito Stagno: è atterrato! No, non è atterrato! Ne discussi con Stagno davanti a una bottiglia di chianti e lui mi confermò che avevano ragione tutti e due, ma non è vero, stavano ancora a 156 metri di altitudine quando lui lo diede per atterrato.

Il piede dell’uomo sulla luna

Pochi minuti dopo, Aldrin raggiunse Armstrong, descrivendo il panorama come “magnifico e desolato”. I due astronauti trascorsero più di due ore camminando sulla Luna. Raccolsero campioni, scattarono foto, condussero esperimenti e issarono una bandiera americana, ma si fermarono anche per un momento di riflessione. Poi lasciarono una targa con scritto: “Siamo venuti in pace per tutta l’Umanità”.  Questa frase è molto bella, ma la sua realizzazione prenderà ancora molto tempo. Quando risalirono sull’Eagle, la storia umana era cambiata. La Luna era passata da una luce lontana nel cielo a un luogo dove gli esseri umani avevano camminato, ma non dobbiamo dimenticare che ciò che li spinse a quell’impresa fu il timore, o paranoia, che l’Unione Sovietica fosse più avanti di loro e che avrebbe usato questa supremazia per scopi militari.

Tornarono indietro sani e salvi e questo fu davvero un miracolo. Non avevano computer degni di tale nome e con tutte le piccole cose che avrebbero potuto andare storte e che, invece, funzionarono, ebbero esaudite tutte le preghiere che avevano rivolto al cielo.