A pochi mesi dalla bocciatura del progetto per una discarica di amianto a Caluri di Villafranca, torna al centro del dibattito un nuovo tentativo di insediamento nello stesso sito. La società Tecnoinerti Srlha infatti presentato una nuova richiesta di autorizzazione per la realizzazione di un impianto di smaltimento di materiali contenenti amianto nell’area già oggetto di contestazione.

A sollevare nuovamente il caso è il Comitato Difesa Territorio Quaderni Valeggio, che punta il dito contro la normativa regionale approvata nel 2022 dalla Giunta Zaia, con l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin. Proprio questa normativa – una deroga al Piano Regionale dei Rifiuti – consente oggi la presentazione di progetti per discariche di amianto anche in zone classificate come aree di ricarica delle falde acquifere, considerate particolarmente vulnerabili e, fino al 2022, escluse da qualsiasi possibilità di insediamento industriale per il trattamento dei rifiuti.

“Si tratta di una scelta politica grave, che contraddice i principi di tutela ambientale e precauzione” afferma il Comitato, sottolineando come questa apertura normativa abbia spianato la strada a nuove richieste per l’apertura di discariche in territori delicati dal punto di vista idrogeologico.

Oltre al progetto di Tecnoinerti Srl per Caluri, è ancora in fase di valutazione un’altra proposta, presentata da Progeco Ambiente Spa, che riguarda un sito analogo a Valeggio sul Mincio. Per il Comitato Difesa Territorio, il rischio è quello di trovarsi di fronte a un’escalation di domande da parte delle società del settore, pronte a sfruttare la possibilità di costruire impianti in aree fragili.

“Ancora una volta – prosegue il Comitato – cittadini e amministrazioni locali sono chiamati a un impegno complesso: studiare la documentazione, presentare osservazioni e vigilare su un iter che si preannuncia lungo e faticoso.”

Nel tentativo di contrastare questa situazione, il Comitato ha promosso una mozione in Consiglio Regionale (n. 533/24)per chiedere di rivedere il percorso che ha portato all’approvazione della deroga. Tuttavia, dopo oltre un anno, la richiesta è rimasta senza risposta.

“Il silenzio della Giunta regionale è ormai assordante – denuncia Gianni Bertaiola, portavoce del Comitato –. È necessario che la politica dia finalmente un segnale chiaro. Chiediamo ai cittadini di unirsi alle iniziative dei comitati locali, per esercitare pressione sia sui rappresentanti uscenti che sui nuovi candidati, con un unico obiettivo: eliminare la deroga e ripristinare una tutela piena delle aree di ricarica delle falde acquifere.”

La mobilitazione locale, dunque, non si ferma e si prepara a nuove azioni di sensibilizzazione e protesta.