Alla luce della recente approvazione in seconda lettura da parte del Senato della riforma costituzionale in materia di giustizia, il dibattito torna a infiammarsi su alcuni nodi irrisolti, in particolare quello del sovraffollamento carcerario. Un problema che, secondo il sindaco di Soave, Matteo Pressi, non può più essere rimandato.

«Il tema della giustizia si interseca con quello della sicurezza e della dignità umana», osserva Pressi, sottolineando come l’attuale pressione sulle strutture penitenziarie produca effetti gravi sia per i detenuti sia per la società civile. «Le carceri – spiega – non devono essere hotel di lusso, ma nemmeno luoghi in cui si trattano le persone come animali. Chi ha sbagliato deve scontare la pena, ma in condizioni dignitose».

Secondo il primo cittadino, il sovraffollamento ha però anche una conseguenza concreta sulla sicurezza dei cittadini. «Se le carceri sono piene, accade che persone potenzialmente pericolose rimangano a piede libero. In alcune città venete – afferma – si è verificato che vittime di aggressioni o furti si trovassero a dover incontrare quotidianamente i loro aggressori. È una situazione inaccettabile».

Da qui l’esortazione a realizzare nuove strutture penitenziarie. «Il Governo sta valutando un piano carceri, ed è un passo giusto. Ma si tratta di un percorso lungo e complesso, che va comunque avviato. Nell’immediato, però, si può e si deve agire su un altro fronte: quello dei detenuti stranieri».

La proposta avanzata da Pressi è netta: «Chi ha commesso reati e proviene da altri Paesi deve essere espulso e scontare la pena nel proprio Stato di origine. Ne deriverebbero vantaggi significativi: minori costi, carceri meno sovraffollate, e la possibilità di garantire l’esecuzione della pena a chi oggi, pur essendo stato condannato, rimane libero».

I numeri illustrati dal sindaco rafforzano la sua tesi: al 30 aprile 2025, i detenuti in Italia erano 62.445, dei quali 19.660 stranieri, pari al 31,6% del totale. Di questi, l’85% proviene da Paesi extra-UE, mentre il restante 15% è cittadino europeo. Le principali nazionalità rappresentate sono: Marocco (20,9%), Romania (11,2%), Tunisia (10,6%) e Albania (10,5%). «Solo queste quattro nazionalità – fa notare Pressi – costituiscono oltre la metà degli stranieri detenuti. Stipulare accordi bilaterali con questi Paesi sarebbe un primo passo concreto verso la risoluzione del problema».

Una linea pragmatica, quella indicata dal sindaco di Soave, che si propone di coniugare umanità, efficienza e certezza della pena: «Servono soluzioni credibili, che rendano la giustizia davvero efficace e che restituiscano ai cittadini la percezione che lo Stato è presente e in grado di tutelarli».