(Emanuele Torreggiani). Siamo tutti garantisti. La neo-autocertificazione politicamente corretta da esprimere ad alta voce con tono nasale alla Voce del Padrone. Sono un garantista sono un antifascista. In duplex. Me ne stavo seduto al caffè conversando con un conoscente, autorevole architetto, non archistar, un uomo, già avanti nel tempo suo, di solida cultura. Tre mesi fa, era il finire di aprile, gli avevo parlato, in uno dei nostri sporadici incontri, del romanzo saggio romanzo, proprio così, esattamente Mann ohne Eigenschaften l’Uomo senza qualità di Robert Musil, 1880-1942, austriaco, ingegnere e matematico, nonché scrittore. 

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Mi aveva poi scritto dicendo che si era deciso, aveva estratto dallo scaffale della biblioteca di casa in tre volumi, della Einaudi, e attaccato quella migliaiata di pagine. Ieri l’altro ci siamo rivisti. Sediamo. Trapassa gli ottanta, non si direbbe ma quelli sono.  Dizione lucida, un cielo sereno al tramonto. ‘Un ragazzino” mi dice indirizzato a me che di anni son prossimo ai sessantasette “mi ha talmente suggestionato che ho scoperto un libro dove ho letto quello che avrei sempre voluto dire e non ne sono mai stato capace in modo così limpido, pagine e pagine dove si coglie la complessità, la semplicità, l’inganno costruito, forbito, l’eleganza della menzogna”. 

C’è un passaggio, mi dice che mi ha profondamente commosso. L’ho letto e riletto. Dissetante come acqua. Due uomini, due uomini coetanei, studi consimili, ammiratori di Goethe va da sé, come noi ammiriamo il nostro Manzoni, che sostano davanti il medesimo bosco. Due uomini davanti il bosco. Uno vi coglie la meraviglia della natura, l’indicibile sublime; l’altro incomincia a far di conto, calcola quante assi possa ricavarne e l’utile che potrebbe così accumulare in banca. 

Robert Musil Der Mann ohne Eigenschaften 1930

Due uomini, il medesimo bosco, una vita coetanea eppure conducono la loro esistenza in universi paralleli che non si incontreranno mai, mai, forse con la morte ma di questo non è dato il sapere. Il Boscone figura della città, gli dico. Esattamente, mi risponde. Esattamente, chi vi coglie l’abitato, chi il lucro proprio, e ne costruisce la legittimità con l’inganno costruito, forbito in elegante menzogna’. Due universi paralleli, inconciliabili. Mentre le pagine dei quotidiani stampano cronache fitte di disvelanti travestimenti, le prime pagine dei medesimi quotidiani rassicurano della legittimità, della bontà, dell’innocenza invocando la stella cometa del garantismo. Universi paralleli in medesima rotativa. Una patologia schizoide. Lei del bosco cosa ci vede? gli domando. Una cattedrale. E della città, gli abitanti della cattedrale, l’architettura è questa: il medesimo universo.