Vigilia di vendemmia. Coldiretti Verona ha radunato i Consorzi di Tutela delle denominazioni veronesi per il tradizionale incontro dedicato al confronto sullo stato attuale nei vigneti e nei mercati.
Il presidente del Consorzio del Soave, Cristian Ridolfi, ha parlato di un andamento positivo del prodotto imbottigliato che per il primo semestre cresce di +10% rispetto allo stesso periodo del 2024. “Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un calo significativo delle vendite, quindi in realtà siamo ancora sotto la media storica della denominazione ma il segno più è senz’altro gratificante. Certo, le potenzialità di crescita sono ancora molto ampie e il Consorzio sta lavorando per trovare nuovi sbocchi, come con il Canada che ha ridotto di molto l’import di vini statunitensi aprendo di fatto a nuovi spazi per i nostri vini. In vigneto la situazione è molto positiva anche grazie alla riduzione dei danni da Flavescenza dorata. Nei prossimi mesi vorremmo definire la modifica del disciplinare per dare nuovo slancio e incisività al Soave”.

Ottimisti anche i rappresentanti dei diversi consorzi del veronese, quello del Custoza, del Durello, del Chiaretto e Bardolino, del Lugana, dell’Arcole, e dei vino doc delle Venezia.
Il presidente del Consorzio Valpolicella Christian Marchesini ha parlato di “situazione non facile dal momento che abbiamo chiuso il primo semestre con un calo del 5% di imbottigliato. Dobbiamo però ammettere che abbiamo accumulato negli ultimi venticinque anni un vantaggio economico che ci ha privilegiati e questo ci permette ora di affrontare questa nuova fase”. Tra le concause ci sono senz’altro i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e i costi troppo alti nelle carte dei vini nei canali horeca che a loro volta si trovano ad affrontare un aumento dei costi, e infine le modifiche al nuovo Codice della strada che hanno dato la percezione di maggiore severità. “Per il consorzio una sfida da raccogliere innanzi tutto con una segmentazione più rigorosa tra le tipologie prodotte. Abbiamo iniziato da qualche anno con Valpolicella e Valpolicella Superiore che corrispondono alle richieste dei nuovi consumatori per la loro maggiore informalità e bevibilità”. “Dobbiamo lavorare sull’identità del vino con una intelligente difesa della nostra denominazione storica – ha ammesso Marchesini – ma anche sul valore delle uve, anche per compensare i produttori ai quali viene chiesto di ridurre le rese a 100 quintali per ettaro per i prossimi tre anni”.
