(Alberto Lorusso*) È sotto gli occhi di tutti che Verona viva una crisi abitativa: gli affitti turistici sottraggono alloggi alla residenzialità, mentre tanti appartamenti restano vuoti perché i proprietari hanno paura di affittarli, temendo morosità e l’incubo d’uno sfratto. Nel mezzo, ci sono famiglie e giovani che non riescono a trovare una casa a condizioni sostenibili.

Una soluzione si sarebbe: costituire una società interamente partecipata dal Comune che diventi l’inquilino. I proprietari affittano alla società, che paga regolarmente e garantisce la restituzione dell’immobile. A sua volta, la società subaffitta ai cittadini, con canoni sostenibili.

Il sistema regge, perché è costruito su basi solide: ogni proprietario che entra nel circuito versa una quota di adesione che alimenta un fondo di garanzia. È il prezzo della sicurezza: con quel contributo compra la tranquillità di non dover mai affrontare morosità e cause legali. Il canone riconosciuto al proprietario è più basso, ma sicuro; la società subaffitta a un canone leggermente più alto, mantenendo un margine che copre i costi di gestione. Il tutto è rafforzato da coperture assicurative contro morosità e spese legali.

Una risposta concreta alla crisi abitativa

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Il fondo di garanzia, poi, può crescere grazie ad accordi di matching fund: per ogni euro che versa il proprietario, una banca locale o una fondazione ne mette un altro. Non è beneficenza: per le banche significa sostenere il territorio e fidelizzare nuovi clienti; per le fondazioni significa adempiere alla propria missione sociale con un effetto moltiplicatore. Così, ogni appartamento che entra nel circuito non porta solo un affitto, ma anche risorse doppie nel fondo comune.

Questo meccanismo ha un effetto immediato: il proprietario, rassicurato dal fatto di avere un conduttore solido, abbassa spontaneamente le proprie pretese. Non più canoni gonfiati per difendersi dal rischio, ma importi realistici. Il Comune, forte della garanzia che offre, è in grado di negoziare in tal senso. Così il mercato si distende: i prezzi scendono, gli alloggi sfitti rientrano in circolo, le famiglie trovano case a costi sostenibili.

Gli effetti collaterali sono chiari: meno contenziosi, maggiore mobilità abitativa per studenti e giovani, conservazione del patrimonio immobiliare, ripopolamento di palazzi ridotti a gusci vuoti, e persino un calmieramento indiretto degli affitti turistici, che smettono di essere l’unica alternativa per i proprietari.

Non un sussidio, non un carrozzone: un modello che si autofinanzia, non pesa sul bilancio comunale e restituisce fiducia al mercato. Un Comune che diventa inquilino non per fare concorrenza, ma per ridare equilibrio, sicurezza e futuro ai suoi cittadini.
Questo deve fare la politica: non litigare per dimostrare di esistere, ma dare soluzioni ai problemi dei cittadini.

presidente dell’associazione ‘Verona Riparte’