Tosi: nei Pronto soccorso ci vogliono le guardie giurate
(ndc) La sicurezza negli ospedali torna al centro del dibattito, dopo l’annuncio dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona di introdurre un nuovo sistema “alert”: dispositivi wireless che permettono al personale sanitario di segnalare in tempo reale una situazione di pericolo, facendo scattare l’allarme tra i colleghi più vicini.
Un’iniziativa accolta con cautela dall’europarlamentare e coordinatore veneto di Forza Italia, Flavio Tosi. “L’auspicio – premette – è che funzioni, perché la tutela di medici, infermieri e operatori sociosanitari deve essere la priorità assoluta. Ma ho più di una perplessità: non possiamo delegare a chi cura le persone compiti che spettano a chi si occupa di sicurezza”.
Il ragionamento è semplice: in caso di aggressione, sostiene Tosi, il rischio è che a doversi esporre siano proprio i sanitari, già vittime della violenza. “Se scoppia una rissa o se l’aggressore è armato di coltello – argomenta – come si può pensare che un medico o un infermiere intervengano? Non è giusto chiedere alle vittime di cavarsela da sole”.
La proposta dell’ex sindaco di Verona è chiara: investire in vigilanza privata armata, come avviene in Trentino-Alto Adige, dove in tutti i Pronto Soccorso sono presenti guardie giurate. “Parliamo di poche decine di migliaia di euro su bilanci da centinaia di milioni – osserva – un costo minimo per garantire sicurezza vera. Ogni categoria deve svolgere il lavoro per cui è preparata: i medici devono curare, le forze dell’ordine e la vigilanza devono garantire l’ordine”.
Per Tosi, dunque, la strada non è spostare sulle spalle dei sanitari il compito di fronteggiare aggressioni sempre più frequenti, ma rafforzare la presenza di personale qualificato. “Le forze di polizia non possono coprire ogni pronto soccorso per mancanza di organico – conclude – ma i presidi fissi di guardie giurate sarebbero un deterrente reale e una tutela immediata”.
Cisl. Alert, dispositivi che allertano. Non difendono
Il Segretario Generale della Cisl Fp Giovanni Zanini accoglie con attenzione l’iniziativa, ma sottolinea: «Questi dispositivi allertano, ma non difendono. Geolocalizzano, ma non proteggono. Alla fine, il personale sanitario resta solo, in attesa delle forze dell’ordine. E questo non è accettabile». Il sindacato ribadisce la richiesta di una presenza stabile di agenti della Polizia di Stato nei Pronto Soccorso, come forma di tutela reale per il personale sanitario.
Nei primi 8 mesi del 2025 – ricorda la Cisl- si sono verificati 30 episodi di aggressione al Pronto Soccorso di Borgo Trento, in linea con i 41 del 2024 e i 24 del 2023. Le aggressioni, sia verbali che fisiche, colpiscono soprattutto infermieri e OSS, in prevalenza donne, e sono causate nel 80% dei casi da soggetti in stato di alterazione psicofisica o con disagio psichico.
«Apprezziamo l’attivazione del servizio psicologico per i dipendenti, ma non possiamo accontentarci di gestire le conseguenze. Serve prevenzione, serve protezione, serve una strategia vera», conclude Zanini.
