(di Gianni Schicchi) Quinto appuntamento del Settembre dell’Accademia con la partecipazione della Dresdner Philharmonie, una delle due gloriose orchestre della città sassone che vanta oltre 150 anni di storia. 

Le esibizioni della formazione tedesca in quasi tutti i continenti hanno consolidato la sua reputazione nel mondo della classica. Nel 2017 è stata inaugurata la sua nuova sala dei concerti nel cuore della città: il Kulturpalast, un gioiello di livello internazionale. 

Nel 1870 i cittadini di Dresda gettarono le basi per la storia della Filarmonica offrendole l’opportunità di tenere concerti regolari nel loro Gewerbehaus fino al 1923 quando l’orchestra assunse il nome attuale. Compositori come Brahms, Cjaikowski, Dworak, Strauss vi diressero le proprie opere. Il direttore Paul van Kempen trasformò l’ensemble in un complesso di primo ordine e dopo di lui Kurt Mazur, Marek Janowski, Rafael Frùhbeck de Burgos diedero ulteriore forma all’orchestra. Le due guerre mondiali, con la loro crisi economica, non riuscirono a debellare la notorietà e la fama dell’orchestra tanto che il suo pubblico le restò sempre fedele fino alla riapertura delle sale da concerto.

Oggi la discografia della Filarmonica vanta quasi 330 opere. Tra le più recenti incisioni, l’integrale delle sinfonie di Shostakovic, Beethoven, Schumann, Schubert, la Creazione di Haydn, la Cavalleria rusticana di Mascagni, il Tabarro di Puccini, il Fidelio di Beethoven.

Sul podio stasera a guidare l’orchestra ci sarà Dima Slobodeniouk, giovane direttore finlandese, nato in Russia da famiglia di musicisti, la cui reputazione è in costante crescita a livello mondiale. Conosciuto per la sua sensibilità interpretativa e la capacità di far risaltare le sfumature più sottili delle partiture, Slobodeniouk ha un legame profondo con il repertorio del suo paese, in particolare col mondo di Jean Sibelius, di cui dirigerà la Seconda Sinfonia, considerata un inno alla resilenza ed al trionfo dello spirito. 

Il direttore accompagnerà, nella prima parte della serata, il pianista Boris Giltburg, solista del Concerto n° 20 K 466 di Mozart. Giltburg, ebreo russo nato a Mosca, è un interprete di grande valore, sensibile e coinvolgente, che si esibisce in tutto il mondo, anche se in Italia non è ancora del tutto scoperto. La critica ne ha elogiato “la linea vocale, la varietà del tocco e l’ampia tavolozza dinamica capace di grandi ondate di energia” (Washington Post), così come il suo approccio all’esecuzione, appassionato narrativo con: “l’interazione tra calma spirituale e coinvolgimento enfatico è avvincente, e non si potrebbe desiderare un’interpretazione più illuminante, lirica o più ricca di fraseggi” (Sṻddeutsche Zeitung).