(Giorgio Massignan) Sta per essere definito il nuovo PAT (Piano di Assetto del Territorio) della nostra città e ritengo sia importante definire un sistema museale diffuso sul territorio.
Verona può essere paragonata a un libro di storia, le cui pagine sono i reperti archeologici e i manufatti storici che coprono un arco di tempo che va dalla repubblica di Roma, all’impero Asburgico. Si tratta di un vero e proprio museo diffuso, che potrebbe essere inserito nella pianificazione urbanistica del territorio.

Un sistema che andrebbe programmato per fasi temporali ed economiche, cercando adeguati finanziamenti all’UE per progetti ben studiati e adeguatamente inseriti in un programma organico di salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio storico – culturale.
Va ricordato che la storia di Verona è direttamente collegata a quella di tanti paesi europei.
Il suo centro storico è nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO per la struttura urbana, per l’architettura, per l’integrazione degli elementi artistici durante un periodo di oltre duemila anni e perché rappresenta la caratteristica città fortificata in diversi periodi, tipica della storia europea.
Inoltre, Verona possiede uno tra i più importanti patrimoni di architettura asburgica d’Europa.
Si dovrebbero pianificare e coordinare gli elementi culturalmente più interessanti della nostra città, quali i musei, le biblioteche, le collezioni e le esposizioni.

Tra questi, il museo di Verona di Castelvecchio, inaugurato nel 1924 dall’architetto Antonio Avena, direttore dei civici musei e dall’ingegnere-architetto Ferdinando Forlati; nel 1957radicalmente ristrutturato e riallestito, dall’architetto Carlo Scarpa.
Verona, città d’arte, non può rinunciare ad avere un sistema museale come motore socio-culturale ed educativo in grado di formare un apparato attivo di informazione e di educazione permanente, collegando i musei e le realtà storico-culturali cittadine per rispondere alle esigenze sociali, produttive e didattiche del territorio.
Un sistema museale che si coniugherebbe con il parco delle mura, vero e proprio museo diffuso, che comprende i bastioni delle mura magistrali, che il feldmaresciallo Josef Radetzky fece trasformare e rinforzare dall’ingegnere militare Franz von Scholl, i forti Sofia e San Mattia, con le quattro torri Massimiliane, forte San Felice e la cinta fortificata degli scaligeri.
Le antiche fortificazioni collinari e le lasagne, rappresentano un sistema storico – militare all’interno di un ambito paesaggisticamente prezioso.
Il complesso di fortificazioni cittadine si raccorda con il Primo Campo Trincerato austriaco, un sistema di 12 forti realizzati dopo i moti del 1848, all’esterno delle mura magistrali, che collega forte Chievo a forte Santa Caterina.
La fortuna di avere conservato i bastioni cittadini, un’ampia cintura verde non edificata a ridosso del centro della città; la Spianà, una grande zona pianeggiante, quasi libera da edifici, tra San Massimo, Chievo e Borgo Milano; la rete di fortificazioni collinari; e il Primo Campo Trincerato, offre l’occasione di collegare i diversi contesti difensivi relazionandoli con la struttura urbanistica del nostro territorio.
