Dopo la manifestazione per la Palestina di venerdì, organizzata dalla Cgil e dai comitati degli studenti, nel centro di Verona oggi c’è stata un’altra manifestazione.
Unico elemento comune a quella che esprimeva solidarietà per la Flotilla, che ad un certo punto della missione ha visto la rotta interrotta dalla Marina israeliana, il termine marinaro che campeggiava sullo striscione che apriva il corteo: ‘invertiamo la rotta’.
Non quella delle barche che sono andate verso Gaza, ma la rotta che ha preso l’Europa di Bruxelles e della von der Leyen che va contro l’interesse dei popoli del continente.
La giornata si è aperta con la conferenza “Europa e le sue radici”, ospitata presso la sede di Fortezza Europa, movimento della destra radicale, in via Napoleone I. Un incontro denso di contenuti, dove relatori e partecipanti hanno ribadito la necessità di tornare alle origini culturali e spirituali del continente, contro un modello tecnocratico che vede nell’uomo solo un consumatore e non un portatore di valori.
La rotta da invertire è quella del’Europa della von der Leyen
“L’Europa dei popoli nasce dal sacrificio, dalla fede e dalla bellezza delle differenze – è stato sottolineato – e non può essere ridotta a un mercato senza identità.”
Nel pomeriggio, alle 17.30, Porta Palio si è trasformata nel punto di raccolta di una folla determinata. Da lì è partito il corteo “Invertiamo la rotta!”, che ha attraversato le vie del centro con bandiere tricolori e vessilli comunali e nazionali, simboli di un’Europa che non vuole morire sotto la pressione del globalismo.
A ogni partecipante è stato consegnato un foglio con i cori che hanno scandito il cammino: voci libere, coraggiose, unite da un unico messaggio – basta immigrazione incontrollata, basta alla dissoluzione delle identità europee. Non si sono verificati incidenti di nessun tipo.

La serata si è conclusa con il concerto “Viva l’Europa delle Aquile”, presso il Gradus Club. Musica, socialità e patriottismo hanno fuso generazioni diverse in un momento di comunità e di passione. Un modo per ricordare che la battaglia per la sovranità non si combatte solo nei palazzi, ma anche nella cultura e nel cuore della gente.
Durante la giornata si è respirato un clima di partecipazione e consapevolezza: l’idea di un’Europa autentica, radicata, che non teme di difendere le proprie origini.
“Quando se non ora? Chi se non tu?” – lo slogan finale che ha accompagnato i presenti – ha racchiuso lo spirito dell’intera iniziativa: l’appello a un risveglio collettivo contro l’omologazione e la resa.
Perché mentre i burocrati di Bruxelles parlano di mercati, a Verona si è tornati a parlare di Popoli, Tradizioni e Identità. E questo, oggi più che mai, è il primo passo per costruire davvero un’Europa dei popoli liberi.
