In un’epoca in cui il presunto politically correct fa capolino in ogni ambito sociale sarebbe quanto mai auspicabile la ricerca di una sensibilità rispettosa dell’ambito “religioso” in senso lato e trasversale alle fedi, e che dovrebbe essere compreso nel rispetto reciproco tra popoli proprio in quanto diversi ma accomunati da valori essenzialmente umani, come il cantante Marco Mengoni ha ben espresso in una sua celebre canzone scritta con Matteo Valli (Esseri Umani).
Al contrario sempre più spesso assistiamo all’ ergersi a difesa di qualche singolo aspetto etico o sociale solamente alcune frange politiche che si ritrovano unite in alcuni ambiti (accoglienza, equità sociale, rispetto della vita umana, solidarietà, ecc.) pur se talora incoerenti con la visione religiosa che vorrebbero difendere, incarnando una sorta di “bricolage” religioso, analogo a quello del “faidate” tipico del milieu New age.
Si noti, tra l’altro, come, in ambiti più propriamente laici ci si muova con molta cautela e si navighi rigorosamente nel politically-correct, con abbondanza di certificazioni di qualità e nel rigido rispetto di criteri comportamentali e codici etici (si pensi ai brevetti industriali o ai diritti d’autore in ambito musicale e letterario). Al contrario, in quello per antonomasia proprio delle scelte più intime e profonde quale è quello spirituale-religioso, ci si muova altresì in modo pressoché impunito un diffuso quanto mascherato sciacallaggio di metodi e simboli dal significato originale spesso ignorato.
Per passare in ambito ancora più folcloristico, ma sarebbe più indicato dire dissacrante, citiamo il caso dei vari maghi e veggenti, che non disdegnano l’uso, sul ‘tavolo dei simboli più disparati (da P.Pio a Papa Giovanni XXIII alla “Madonna”-sic- non la cantante!) nonchè di abiti pseudo episcopali con tanto di improbabili copricapi in stile simil-mitria…

L’ambito poi delle liturgie e dei riti a sfondo religioso è forse il più delicato e richiede uno sforzo critico di discernimento particolare, ferma restando l’impossibiità di penetrare nelle coscienze e, in ultima analisi nelle intenzioni “di buona fede” dei singoli praticanti o fedeli. Ci riferiamo qui, in particolare, a tutte quelle diffuse e più o meno felici imitazioni “formali” delle varie celebrazioni proprie della liturgia cattolica o ad essa correlate, quali orazioni e benedizioni varie, svolte da movimenti estranei al mondo cattolico (definiti anche “di frangia”) pur se talora apparentemente particolarmente “devoti” e dediti ad una pietà popolare che trae radici da esso.
Per quanto riguarda, poi, l’uso di strumenti “rituali” è forse emblematico il caso delle candele, che, a partire da un significato universale di luce, acquista all’interno del cristianesimo una simbologia propria per arrivare ad un uso “commerciale” tipico del new-age (dove, a seconda del colore, acquistano significati-e costi!- diversi) fino all’uso rituale vero e proprio specifico della magia (nera e rossa in particolare).
Si pensi poi al significato simbolico dell’acqua, alla quale la cultura new-age conferisce un valore cosmico quasi divinizzante, ben lontano dalla profonda simbologia che percorre, per esempio, tutta la bibbia dall’antico al nuovo testamento. La lettura “astrologica”, poi, del presunto passaggio dall’era dei pesci (cristianesimo) all’era dell’acquario vuol vedere segni zodiacali (sic) anche quando la simbologia è puramente linguistica (Icthùs greco).
A scanso, infine, di facili equivoci, in tutte le osservazioni comparative fatte sin qui, non si intende in alcun modo mettere in dubbio la liceità dell’uso di questo o quel simbolo o rituale, né dare patenti di “esclusiva” ad una fede piuttosto che ad un’altra, quanto piuttosto stigmatizzare l’uso strumentale degli stessi a fini subdolamente proselitistici, per creare confusione in fedeli- spesso ignari- circa il reale significato dei gesti e la vera identità del movimento. Giocando così sull’ambiguità e favorendo una cultura del “credere senza appartenere” o, ancora peggio, della cosiddetta presunta “doppia appartenenza”.
Antonio Fasol (GRIS diocesano Verona)
