(g.d.) Passato il momento del dolore per i tre carabinieri vittime della lucida follia di chi ha provocato la strage di Castel D’Azzano e per tutti i feriti, è ora inevitabile domandarsi se per accedere al casolare dei tre fratelli Ramponi sia stata scelta la giusta modalità. Si trattava di personaggi noti nella cittadina per essere stati definiti “strani” e “scontrosi”. Avevano infatti a detta di molti concittadini dei comportamenti che denotavano personalità con profili di violenza e pericolosità.

Uno dei fratelli (ma è solo uno degli esempi) aveva minacciato con un’accetta il proprietario dei campi. Inoltre avevano dimostrato di rifiutare le regole basilari della giustizia e della convivenza civile. In vista dello sgombero avevano preventivamente già saturato di gas la casa per impedire l’accesso da parte delle forze dell’ordine. Avevano confezionato delle bottiglie Molotov pronte all’uso, peraltro fotografate sul tetto del casolare dai droni.
E avevano anche minacciato di far saltare tutto se qualcuno avesse tentato di entrare in quella che un tempo (ma non più) era la loro abitazione. Senza contare le stranezze comportamentali segnalate dai compaesani e che avevano spinto i servizi sociali del Comune a contattarli, però senza ricevere risposta. Molto probabilmente perché, si sa, i matti sono convinti che siano sempre gli altri a sbagliare.

Cosa è mancato nel pianificare l’intervento?
Insomma, della strage tutto si può dire, ma non che fosse “imprevedibile“. Lo stesso dispiegamento di forze, Vigili del Fuoco compresi, dimostra che era altamente prevedibile che qualcuno dei fratelli avrebbe potuto mettere in atto le minacce. E ci si domanda perché allora chi ha pianificato, organizzato e gestito l’operazione ha scelto di arrivare lì davanti al casolare di notte “all’americana”, con lampeggianti e un dispiegamento di forze tanto visibile da dare sicuramente il tempo ai fratelli di reagire come avevano anticipato?

E dichiarare che per l’operazione era stata scelta la notte nella speranza di cogliere i fratelli Ramponi non è verosimile. Fin dai precedenti episodi era evidente che i tre di notte stavano svegli per lavorare. Non sarebbe stato quindi più ragionevole e meno rischioso tenere la casa discretamente sotto controllo e fermarli uno alla volta, quando prima o poi sarebbero andati nei campi? Perché non sono stati considerati adeguatamente tutti i segnali che i fratelli avevano dato nel tempo? Trascorso il momento del lutto, stretti intorno alle famiglie e ai colleghi dei caduti, qualcuno (come chiede anche un sindacato di polizia, a questo link) deve indagare e spiegare perché questa operazione, pur intrinsecamente rischiosa, ha portato a questo tragico esito.
