Giovanni Zanini segretario generale Cisl Fp Verona fa il punto sull’assistenza ai non autosufficienti, un problema destinato a pesare sempre più sulla nostra società che continua ad invecchiare.
Sono più di 4 milioni di anziani fragili in Italia e la riforma approvata nel marzo 2023, con un ritardo di trent’anni rispetto all’Austria, non funziona zona ancora.
E’ ancora fermo il nuovo sistema di valutazione unificata, che dovrebbe semplificare l’accesso ai servizi e alle indennità.

Indaginosa l’assistenza domiciliare pubblica per gli anziani non autosufficienti.
Solo il 2% degli anziani è coperto da strutture residenziali. Il minimo negli altri Paesi europei è del 4%.
Per fortuna ci sono 7 milioni i caregiver familiari e 1,5 milioni di badanti, vale a dir 8,5 milioni di persone che assistono i nostri vecchi fragili, altrimenti il sistema sarebbe già saltato.
Enti il 2040 gli over 80 passeranno dall’8% al 10% e la spesa sanitaria per le cure raddoppierà, passando dall’1,3% al 2,5% del PIL.
La riforma è in ritardo e il sistema di governance integrata risulta ingolfato e le nuove procedure risultano più complesse di prima.
L’assistenza domiciliare integrata (ADI) spesso offre solo prestazioni mediche di base, insufficienti per i bisogni complessi degli anziani.
La riforma della domiciliarità è stata accantonata, salvo qualche passo avanti sulla telemedicina, limitata però agli anziani più gravi.
Per le strutture residenziali, lo Stato ha deciso di lasciare la gestione alle Regioni.
La revisione dell’indennità di accompagnamento è stata ridotta a una sperimentazione limitata a 25.000 anziani ultra-fragili, sembra senza monitoraggio. Per rendere la riforma davvero efficace, servirebbero tra i 5 e i 7 miliardi di euro in più, ma al momento si parla solo di rifinanziare il Fondo per la non autosufficienza. Il Patto per la non autosufficienza necessita di discutere come uscire dall’impasse e rilanciare la riforma.
Questa l’analisi di Giovanni Zanini. Come non condividerla?
