( o.a.) Verona continua a scivolare verso l’irrilevanza. Una prospettiva deprimente. Il moto sul piano inclinato pare inarrestabile.
Troppo lungo l’elenco di quello che abbiamo perso negli ultimi 20 anni. I veronesi lo sanno. O almeno lo dovrebbero sapere. Sennò peggio per loro. Significherebbe ignorare volontariamente quello che avviene sulle loro teste.

Ma chi al futuro di Verona e della sua provincia ci tiene, sa bene quante foglie siano cadute con la politica del carciofo voluta o accettata dalla classe dirigente, imprenditoriale e politica.

Un esempio è che mentre gli industriali di Treviso, Padova, Venezia, Belluno e Rovigo si sono costituiti in una loro Confindustria Veneto Est, Perché quelli di Verona non ne hanno messo in piedi una assieme a Vicenza in alternativa?

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Le occasioni perdute da Verona

Alle foglie perse s’aggiungono le occasioni perdute.

Enorme quella dell’aeroporto, finito nelle mani della concorrenza con il silenzio/assenso della politica e degli imprenditori. Solo una lieve protesta da parte della Fondazione Cariverona. Però presto rientrata.

Un’altra occasione perduta si chiama Intel, la multinazionale Usa che avrebbe dovuto aprire, con i buoni uffici del Ministro dell’Industria, una sua succursale nell’aerea, dalle parti di Trevenzuolo, dove avrebbe dovuto sorgere un autodromo (?!). Ma gli americani hanno preferito la Germania. 
Allora il ministro Urso ha cercato di sostituirla con una concorrente di Singapore. Ma anche questa è andata buca.

L’ultima occasione perduta in ordine di tempo è stata quella della candidatura alla presidenza della Regione che da mezzo secolo è nelle mani del triangolo di potere Padova-Venezia-Treviso.

Considerate le labili differenze tra i partiti, sarebbe stato bello che la politica veronese facesse squadra per portare a casa questo risultato. Che non significa solo prestigio. Fiumi di denaro sono arrivati nel Veneto Orientale durante la presidenza Zaia e, prima, di Galan. Qua poco niente.

Stefani Zaia
Zaia e Stefani

Invece il tavolo nazionale formato dai leader del centrodestra, ha scelto un altro padovano. Forse nemmeno ha preso in considerazione una candidatura veronese. O, semplicemente, non è neanche stata proposta. 
Così, minimo per altri 10 anni, Verona resterà periferia del Veneto. Continuando a scivolare verso l’irrilevanza.