La denuncia di Sara Gini candidata al Consiglio regionale del Pd

L’avv. Sara Gini, candidata veronese al Consiglio regionale per il Partito Democratico, inizia la sua campagna elettorale affrontando uno dei problemi più importanti che investono la nostra società e che viene troppo spesso ignorato: il calo delle nascite che in Veneto registra una diminuzione del 6,4% solo nei primi 7 mesi del 2025 rispetto al 2024. Secondo i dati Istat il numero medio di figli per donna è di 1,20 e l’età media al parto delle madri è 32,7 anni. 

Numeri, sottolinea l’avv. Gini, che «evidenziano che il fenomeno della denatalità in Italia e nella nostra regione continuano a registrare valori sempre più bassi: la combinazione di pochi nati, tasso di fecondità ridotto e forte invecchiamento demografico sono le sfide per il futuro del Paese.

Dobbiamo intervenire con politiche volte a rafforzare e ampliare i servizi di supporto alle famiglie con figli, in particolare asili nido, servizi alla prima infanzia, sostegno economico alle famiglie con figli piccoli; incentivare modelli di lavoro più flessibili e compatibili con la genitorialità (smart working, orari flessibili, congedi paterni estesi)». 

Calo delle nascite. Un problema che tocca tutti

«Bisogna promuovere campagne culturali che incoraggino una distribuzione più equilibrata dei compiti familiari tra uomini e donne. Serve, poi, un monitoraggio continuo dei dati demografici a livello nazionale e regionale come Veneto per valutare efficacia degli interventi e adattare le politiche al contesto locale».

Il quadro regionale veneto, conferma che la denatalità non è solo un fenomeno nazionale, ma assume caratteristiche acuite anche a livello sub-nazionale, con effetti sui territori, sui servizi alle famiglie e sulla sostenibilità del sistema demografico. È una realtà strutturale che richiede risposte altrettanto strutturali.

Aggiunge Sara Gini: «La fecondità non è solo una “scelta individuale” isolata, ma è fortemente influenzata da un sistema di lavoro, welfare, cultura della famiglia, distribuzione dei compiti domestici e sistema abitativo, come ha spiegato in uno studio la prof.ssa Claudia Goldin, economista della Harvard University e vincitrice del premio Nobel per l’economia nel 2023.

La professoressa ha inoltre evidenziato che le nazioni che hanno adottato modelli nei quali gli uomini assumono una parte significativa del carico domestico/familiare e le politiche pubbliche sostengono l’equilibrio fra lavoro e famiglia, tendono a mostrare una fecondità relativamente più alta (o un calo meno accentuato). Goldin, inoltre, evidenzia che il semplice progresso economico non garantisce un ritorno della natalità: serve che le trasformazioni del lavoro e della famiglia si compongano efficacemente con le scelte delle donne e degli uomini».