( Antonio Fasol*) La drammatica strage di pellegrini musulmani di poco tempo fa durante il pellegrinaggio per la Mecca è soltanto l’ultimo evento che vede la morte di persone causata da calche spesso combinate con temperature o comunque condizioni geografiche e meteorologiche imprevedibili e sfortunate. Si tratta infatti di un triste fenomeno comune e trasversale alle religioni e alle culture: solo negli ultimi anni ricordiamo infatti le tragedie in Israele (Aprile 2021: 44 morti e centinaia di feriti), in Liberia (Gennaio 2022, durante un raduno di un predicatore), in varie occasioni di raduni religiosi in India nel mondo induista (nel 2012, 2015,…) e in altri ancora.

Va sottolineato che si tratta in tutti i casi di eventi tragici, avvenuti in località , nazioni e religioni  le più disparate ma straordinariamente accomunate dalla natura “sociale” e civile delle stragi causate di norma da mancanza di precauzioni sulla sicurezza, proprie di luoghi particolarmente affollati, ben diverse quindi dalle ancor più tragiche stragi dovute ai noti fenomeni dei cosiddetti “suicidi” di massa, da Jonestown (1978, Guyana) al Tempio Solare (Svizzera, 2019) e ad altri, di norma ad opera di Movimenti religiosi a carattere fortemente settario, e pertanto programmati e paradossalmente voluti o comunque indotti dai leader o guru settari.

Se c’è un tema, infatti, che dovrebbe, anche solo a buon senso, rappresentare una sorta di presupposto assolutamente “ecumenico” antecedente a qualsiasi considerazione prettamente religiosa o ideologica, dovrebbe appunto quello della sicurezza e della incolumità delle persone, tema peraltro di solito ampiamente normato civilmente per i raduni di folle soprattutto in luoghi limitati e circoscritti.

Al riguardo, senza voler drammatizzare ulteriormente il fenomeno, si pensi, in ambito cristiano, al rischio potenziale durante liturgie che prevedono l’uso di flambeaux e candele, o allo stesso peraltro suggestivo rito di ingresso iniziale del Sabato Santo (alla luce del solo cero pasquale!), che, aldilà dell’indiscutibile valore spirituale e liturgico, richiederebbero pure una particolare attenzione…terrena oltre che naturalmente religiosa!

Il tema della sicurezza “umana” e civile, insomma, potrebbe, aldilà delle facili ironie, rappresentare un punto di confronto trasversale e neutro rispetto alle diversità religiose, almeno per mettere attorno allo stesso tavolo i rispettivi leader e magari – perché no- diventare una leva iniziale con cui “sollevare il mondo” costituito dai secolari ostacoli delle reciproche ostilità religiose e politiche.

*GRIS diocesano Verona