(Giorgio Massignan) Tra poco andremo a votare per il rinnovo del Consiglio regionale del Veneto. Nonostante le pressioni, il vincolo del limite dei due mandati consecutivi è rimasto e il presidente Luca Zaia non ha potuto ripresentarsi, anche se viene considerato il governatore regionale più amato d’Italia.Ma questo riconoscimento è realmente meritato? I successi che gli vengono attribuiti sono reali o prodotti da una efficace comunicazione e propaganda?

Mi limito ad una breve panoramica della situazione del Veneto relativamente all’urbanistica e all’ambiente.  La nostra regione, alla fine del 2023 ha consumato l’11,86% del suo territorio(superiore alla media nazionale del 7,16%), con un incremento di 891 ettari di suolo cementificato in un solo anno, risultando al secondo posto assoluto in Italia dietro la Lombardia, che denuncia un consumo di suolo pari al 12,19%».

Quasi il 7% dell’edificato si trova a meno di 150 metri dai corsi d’acqua e dai corpi idrici, contro una media nazionale del 5,2%; e con quasi il 10% del costruito all’interno di aree a rischio idraulico. Sono stati edificati oltre 92 mila capannoni, uno ogni 54 abitanti, di cui circa 23 mila sono vuoti. Da considerare che la nostra regione, a scala nazionale, ha la maggior superficie di edifici rispetto agli abitanti, 147 mq/abitante, un numero eccessivo di capannoni vuoti, di aree industriali dismesse e di appartamenti non utilizzati.

Per tentare di arginare questo pericoloso fenomeno, la Regione Veneto, con la legge n. 14 del 2017 sul consumo di suolo, ne aveva previsto l’azzeramento entro il 2050, ma le troppe deroghe la stanno rendendo inefficace anzi, come denunciato  dalle associazioni ambientaliste, dopo l’entrata in vigore della legge pare sia aumentato.

Troppe deroghe sotto la presidenza Zaia

Le eccessive deroghe previste dagli articoli 11, 12 e 13 della legge, ne hanno annullato gli scopi. Infatti, non sono considerati consumo di suolo gli interventi relativi a: -“le procedure urbanistiche semplificate di sportello unico per le attività produttive” e di edilizia residenziale pubblica; -accordi tra soggetti pubblici e privati con la semplice “dichiarazione di interesse pubblico”; -la realizzazione del 30% della capacità edificatoria assegnata dal P.A.T.; -infrastrutture e opere pubbliche o di interesse pubblico; -“ambiti di urbanizzazione consolidata”; -domanda permesso di costruire alla data di entrata in vigore della legge.

E ancora: -attuazione di accordi di programma per interventi di interesse regionale che non sia possibile collocare negli ambiti di urbanizzazione consolidata; -riqualificazione edilizia; -riqualificazione urbana; -Piani urbanistici attuativi, anche se non ancora approvati al momento dell’entrata in vigore della legge; -programmi di sviluppo dei Consorzi; -previsioni contenute nel piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC), nei piani d’area (PAQE) e nei progetti strategici;  -PAT già adottato alla data di entrata in vigore della legge; -sostegno del settore edilizio e per favorire l’utilizzo dell’edilizia sostenibile; -barriere architettoniche;  -attività di imprenditore agricolo; -attività di cava.

Con tutte queste deroghe che bloccano il contenimento del consumo di suolo e rendendo nulli gli effetti della legge sul territorio, la domanda che ci si pone è se sia stata votata solo per scopi propagandistici, senza intaccare gli interessi dei costruttori e di coloro che considerano il suolo solo un elemento da sfruttare economicamente.