(di Gianni Schicchi) Ecco un interessantissimo concerto, dove all’ormai abusato Bach, I Virtuosi Italiani oppongono alcune pregevoli pagine, sconosciute al grande pubblico. Una di queste poi nel lodevole intento di commemorare un grande compositore contemporaneo, il georgiano Gija Kancheli, nel novantesimo della nascita. L’appuntamento al Ristori, tutto imperniato su due violini solisti, era poi anche l’occasione per risentire all’opera un eccelso solista come Pavel Vernikov, lungamente assente da Verona. Il musicista ucraino nell’occasione si è fatto affiancare dalla collega russa Svetlana Makarova, fra l’altro sua assistente al Conservatorio di Losanna, una docente che da almeno 15 anni frequenta l’Italia come insegnante alla Scuola di Fiesole. 

Di Kancheli era in programma il brano “Ex Contrario” per due violini, nastro magnetico e orchestra, pagina data per la seconda volta a Verona, grazie proprio a I Virtuosi Italiani. Un lavoro che conferma la poetica del compositore legata alla sua spiritualità e ad una sensibilità lirica sempre sospesa tra silenzi e tensioni drammatiche. 

Percepita come una meditazione spirituale, pur non essendo religiosa in senso dogmatico, Ex Contrario riflette una tensione costante verso il mistero, l’assoluto, la memoria del sacro. Spesso Kancheli parlava della sua musica come di una preghiera, intesa come atto di introspezione e purificazione, di silenzio come elemento compositivo. Nel suo lavoro si alternano lunghi momenti di quiete ed esplosioni improvvise e dolorose di suono. Questo contrasto genera un senso di fragilità e di vulnerabilità umana. Kancheli gioca spesso sul contrasto tra pianissimi estremi e fortissimi improvvisi, tra melodie dolcissime e dissonanze taglienti.

Pur essendo un compositore cosmopolita, la sua musica è impregnata di colori e cadenze della tradizione georgiana, il senso modale, le melodie arcaiche, la malinconia orientale. Tuttavia una musica che non cita mai direttamente il folklore: lo strafigura in un linguaggio universale, comunicando emozioni umane profonde e condivisibili da chiunque.

Nel programma di sala era inizialmente prevista anche una citazione ai novant’anni di Arwo Pärt, con il suo Da Pacem Domine, che all’ultimo minuto però è stato soppresso. Un vero peccato perché si trattava di un brano singolare, più volte inciso, dove si ripercorrono i noti schemi e le combinazioni sonore, create col suo “tintinnabulismo”, dagli effetti allucinatori, spesso estatici e sorprendenti. 

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Vernikov e la Makarova con gli archi dei Virtuosi hanno affrontato Kancheli con grande determinazione e personale adesione al complesso linguaggio del compositore, mostrando notevole abilità e cura capillare nella resa degli effetti timbrici, ritmici e dinamici, rendendo l’ascolto sempre molto interessante, e in diversi momenti, davvero coinvolgente. 

Del tutto persuasivo è il risultato globale, grazie anche alla non comune abilità dei due violinisti, capaci di effetti eterei, talvolta al limite dell’udibile e della stessa conduzione globale, con cui l’estatica dimensione atemporale dell’opera viene resa in modo particolarmente sentito e convincente.

Vernikov e Makarova hanno proposto in chiusura una pagina sconosciuta, Odissea, una fantasia per due violini di Andrej Pushkarev, percussionista, compositore e arrangiatore, solista della Kremerata Baltica fondata e guidata da Gidon Kremer. Un’altra piacevole (anche se scontata) novità della serata al Ristori, dai toni brillanti e melodiosi rivolti chiaramente ai ritmi del tango.

I Virtuosi Italiani dal canto loro hanno affrontato in apertura anche il 1° Contrappunto dell’Arte della Fuga di Bach padre e l’Ouverture n° 5 di Georg Friedman Bach, senza dubbio il più geniale dei figli del grand Kantor, appartenenti agli anni di Dresda. Brani che si collegavano per linee interne alla pagina di Kancheli. Ne è scaturito un quadro d’assieme assai organico e quanto mai variegato, ricco di piacevoli sorprese e sorretto da una vibrante vitalità nell’ambito di una cura tutta particolare per le componenti più espressive.