(Angelo Paratico) Qualche giorno fa l’amico Nazzareno Mollicone ricordava a Mario Giordano su La Verità, l’opposizione del PCI alla costruzione dell’aeroporto di Fiumicino. Secondo loro la località non era adatta e sarebbe franata. Ma questo non ha impedito al presidente Mattarella di presenziare a una cerimonia per festeggiare i suoi 65 anni.  Lo stesso si verificò con l’Autostrada del Sole e per il Piano Marshall, ovvero alla gran quantità di denaro che gli Stati Uniti donarono, senza interessi, a molti paesi europei, Italia inclusa. I comunisti furono contrari e organizzarono degli scioperi che causarono la morte di alcune persone. Furono contrari anche all’adesione alla Nato, che fu vista come strumento di aggressione all’Unione Sovietica, non come un contenimento della loro aggressiva politica estera. Non a caso sostennero che era stata la Korea del Sud ad attaccare la Korea del Nord nel 1950.

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Vorrei qui aggiungere un altro loro no, che è stato rimosso e dimenticato dagli italiani. La sinistra italiana (il PCI) si oppose anche alla ratifica dei Trattati di Roma per l’adesione alla CEE e all’EURATOM. Il sogno di un’Unione Europea progressista e pacifica fu una speranza che non è mai stata condivisa dai comunisti. Nonostante si siano poi appropriati delle aspirazioni di Altiero Spinelli, pochi ricordano che Spinelli negli anni della lotta del PCI contro l’integrazione europea fu consulente di Alcide De Gasperi, e che fu membro della commissione europea con incarico alla politiche industriali dal 1970 al 1976. Spinelli fu anche espulso dal PCI durante gli anni della clandestinità, per le sue posizioni marcatamente anticomuniste.

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Fino a quando le posizioni dei comunisti furono coerenti ideologicamente con il patrimonio teorico e di analisi del marxismo si sono sempre opposti al processo di integrazione europea. Il PSI, nel 1957, con un voto del suo comitato centrale (59 favorevoli, 13 contrari, 2 astenuti) decise di astenersi sul trattato istitutivo della CEE e di votare a favore di quello sull’EURATOM. Questo segnò una frattura insanabile con il PCI e il 30 luglio 1957 solo il PCI votò contro in Parlamento.  La dichiarazione finale sul voto venne letta dall’allora capogruppo alla Camera, Pietro Ingrao, con queste parole: «Votando contro questi trattati intendiamo indicare alla classe operaia una prospettiva di autonomia e di lotta, intendiamo chiamare la classe operaia a battersi assieme a tutte le forze sane e minacciate da questi trattati per dare un corso diverso alla politica internazionale». Il partito maggiormente pro-Europa fu il MSI di Giorgio Almirante, che aveva in mente un’Europa fondata sul Cristianesimo e dotata di un esercito comune, non un incubo burocratico. Per questo motivo oggi le maggiori critiche alla CEE arrivano proprio dalle destre.

Oggi il PCI non esiste più ma i suoi nipotini sono contrari al Ponte sullo Stretto di Messina per ragioni ideologiche, che cercano poi di giustificare con motivi scientifici e tecnici.