Tutti contenti, ma una domanda ce la dobbiamo fare
( p.d.) Moody’s, come annunciato la scorsa settimana, ha posso l’Italia dalla categoria Baa3, il livello più basso dell’investment grade, a Baa2. Segue il riconoscimento del miglioramento dell’economia italiana da parte di altre agenzie di rating, come: Fitch e Standard & Poor’s.Una bella soddisfazione per il governo Meloni. E anche per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Ciò significa che le cose in Italia vanno bene. Addirittura meglio che negli altri principali paesi europei della nostra stazza.
Un importante accreditamento per l’esecutivo di centrodestra, visto che nemmeno con Draghi, considerato un mostro sacro della finanza, le cose andavano così bene. E nel complesso il paese acquista in credibilità internazionale.
C’è però un piccolo problema. Queste agenzie che dispensano giudizi sull’economia e sull’affidabilità di questo o quel paese, sono agenzie private. E da queste agenzie private dipende in larga parte il futuro delle nazioni. Ricordate come fecero fuori Berlusconi nel 2011? Con lo spread e con i giudizi negativi di queste agenzie.
Dipendiamo tutti dai signori ‘Moody’s’
Allora, per chi è convinto che la democrazia sia ancora il sistema migliore possibile, una domanda dovrebbe sorgere spontanea: ma è giusto che siano dei privati cittadini, pur esperti di finanza, dei distinti signori che non ha delegato nessuno a questo compito e che si sono eretti autonomamente a giudici dell’affidabilità di questo o quel paese, a decidere del futuro dei governi delle nazioni? Vi sembra una cosa normale?
O forse è una delle tante aberrazioni del sistema in cui siamo nostro malgrado immersi? Una riflessione anche su questo va fatta.
