Il progetto triennale punta a rendere più resilienti gli uliveti veronesi e veneti di fronte al cambiamento climatico
La sfida del cambiamento climatico passa anche attraverso l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica. Con questo obiettivo nasce Oliveto Smart, progetto triennale finanziato dalla Regione Veneto e coordinato da Condifesa Verona CODIVE insieme a Università degli Studi di Padova, AIPO Verona, Edizioni L’Informatore Agrario, Azienda Agricola Colle d’Oro sul Lago di Simone Volani e Aziende Agricole Rizzotti Elena.
L’iniziativa punta a rendere l’olivicoltura veronese e veneta più competitiva e sostenibile attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate, come sensori, droni e sistemi digitali di monitoraggio, capaci di ottimizzare l’uso dell’acqua e prevenire gli effetti dei fenomeni meteorologici estremi.
Un primo bilancio dei lavori è stato tracciato nel convegno “Oliveto Smart: studio del contesto climatico e ambientale per l’olivicoltura di precisione”, ospitato all’Azienda Agricola Colle d’Oro sul Lago a Sona (Vr), una delle 12 realtà coinvolte nel progetto pilota. Qui si concentrano la maggior parte dei 5mila ettari di oliveti veneti, di cui oltre il 70% si estende nelle colline moreniche del Garda, con un tessuto produttivo che conta 5mila aziende olivicole e 51 frantoi attivi.
Il presidente di CODIVE Verona, Davide Ronca, ha sottolineato come l’olivicoltura rappresenti «un’eccellenza veronese e veneta ma anche un settore particolarmente vulnerabile alle variazioni climatiche».
Pur adattandosi a contesti siccitosi, la pianta dell’olivo soffre infatti gli stress termici e idrici: «Accanto agli strumenti di gestione del rischio come assicurazioni e fondi mutualistici – ha aggiunto Ronca – serve sviluppare modelli di coltivazione compatibili con il nuovo contesto climatico, capaci di tutelare redditività e sostenibilità aziendale».
Un concetto ripreso da Antonio Boschetti, direttore responsabile de L’Informatore Agrario, che ha definito Oliveto Smart «una vera piattaforma di innovazione e trasferimento di conoscenze».
«Il valore del progetto – ha spiegato – sta nel creare un ecosistema in cui ricerca scientifica, editoria tecnica e aziende agricole dialogano in modo strutturato. La divulgazione diventa così un elemento chiave per tradurre dati e modelli complessi in strumenti operativi realmente utili agli olivicoltori».
Il direttore di AIPO Verona, Enzo Gambin, ha evidenziato che l’olivicoltura di precisione si fonda su tre pilastri: conoscenza del contesto climatico, caratterizzazione dei suoli e analisi della qualità degli oli. «L’integrazione di questi dati – ha spiegato – crea un sistema di supporto alle decisioni (DSS) basato su modelli predittivi e adattivi. In questo modo, ogni scelta agronomica può essere guidata da informazioni oggettive, riducendo sprechi e migliorando la qualità dell’olio».
Sul fronte scientifico, l’Università di Padova ha illustrato le prime attività avviate dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Paolo Tarolli, ordinario di Idraulica Agraria presso il Dipartimento TESAF. A partire dall’inizio del 2026 verranno realizzati rilievi topografici ad alta risoluzione e installati sensori per il monitoraggio continuo dell’umidità del suolo e dello stress idrico delle piante, integrati da osservazioni multispettrali tramite drone e satellite.
«L’obiettivo – ha spiegato Tarolli – è individuare i periodi più critici per la disponibilità idrica e fornire agli olivicoltori indicazioni pratiche basate su dati oggettivi, utili a definire strategie di irrigazione e adattamento più efficaci».
Un contributo fondamentale arriva anche dallo studio dei dati climatici storici, come ha illustrato Gianluca Ferrari, co-founder e chief data analysis officer di Hypermeteo – Radarmeteo.
«Le serie storiche di temperatura e pioggia degli ultimi trent’anni – ha affermato – permettono di comprendere l’evoluzione dell’olivicoltura veneta e di costruire scenari di rischio. Analizzare questi dati in chiave predittiva significa orientare le scelte future: dagli investimenti irrigui alla selezione di varietà più resistenti. La memoria climatica diventa così un alleato strategico per il futuro degli oliveti».
Tra gli obiettivi di medio periodo del progetto figurano l’estensione delle attività di ricerca a livello regionale e, al termine del triennio, l’organizzazione di corsi di formazione per almeno 60 olivicoltori. L’intento è quello di creare un modello di monitoraggio replicabile in tutta Italia, capace di coniugare tradizione agricola e innovazione tecnologica.
La giornata si è conclusa con l’inaugurazione della nuova sede dell’Azienda Agricola Colle d’Oro sul Lago, una delle protagoniste di Oliveto Smart e simbolo di una filiera che guarda al futuro con una visione sempre più sostenibile e digitale.
