(Angelo Paratico) La rubrica Leonardo della RAI ha diffuso oggi un allarmante servizio sulla nocività dei tatuaggi. Quando ci si tatua la pelle, si “tatuano” anche le difese immunitarie compromettendo così il nostro sistema immunitario.

Questo è quanto emerge da un innovativo studio condotto dal gruppo Infection and Immunity dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB), affiliato all’Università della Svizzera italiana (USI), guidato dal Prof. Santiago F. González e pubblicato oggi su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo. I ricercatori svizzeri hanno esaminato la tossicità degli inchiostri per tatuaggi, concentrandosi sui tre colori più comunemente utilizzati: nero, rosso e verde. I risultati sono stati sorprendenti e gli scienziati stanno esaminando come i tatuaggi possano influenzare il sistema immunitario e avvertono che quella che potrebbe sembrare una procedura puramente estetica potrebbe influenzare il modo in cui il corpo combatte le malattie.

Sebbene i tatuaggi siano ormai molto diffusi – si stima che una persona su cinque ne abbia almeno uno – la comunità scientifica sa ancora poco sui potenziali effetti tossici dei pigmenti utilizzati, in particolare sulle loro interazioni con il sistema immunitario. Il nuovo studio dell’IRB, condotto in collaborazione con 12 gruppi internazionali e frutto di sette anni di ricerca, ha analizzato il percorso dell’inchiostro nel corpo utilizzando modelli animali e campioni umani, concentrandosi sui tre colori più comunemente utilizzati.

L’inchiostro dei tatuaggi raggiunge rapidamente i linfonodi

I ricercatori hanno scoperto che dopo l’applicazione di un tatuaggio, l’inchiostro migra rapidamente attraverso il sistema linfatico e si accumula in grandi quantità nei linfonodi nel giro di poche ore. Qui, le cellule immunitarie chiamate macrofagi catturano tutti i tipi di pigmento, innescando una risposta infiammatoria in due fasi: una fase acuta che dura circa due giorni e una fase cronica che può persistere per anni.

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Questa infiammazione prolungata può indebolire il sistema immunitario e aumentare la vulnerabilità alle infezioni e ai tumori. Lo studio evidenzia anche che i macrofagi non sono in grado di degradare l’inchiostro, il che porta alla loro morte, soprattutto in presenza di pigmenti rossi e neri, suggerendo che questi colori sono più tossici. Il risultato è un ciclo continuo di acquisizione di pigmenti, morte cellulare e ulteriore accumulo di inchiostro nei linfonodi.

Tatuaggi e risposta vaccinale

Lo studio esplora anche una questione emersa durante la pandemia di COVID-19: avere un tatuaggio influisce sull’efficacia di un vaccino? Nei modelli animali analizzati, i topi tatuati hanno mostrato livelli di anticorpi significativamente più bassi dopo la vaccinazione. Effetti simili sono stati osservati anche nelle cellule immunitarie umane precedentemente esposte agli inchiostri, che hanno mostrato una riduzione delle risposte immunitarie.

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Nuove prospettive di ricerca

I risultati sollevano importanti interrogativi sulla sicurezza dei tatuaggi e sul possibile legame tra l’infiammazione cronica causata dagli inchiostri e altre malattie, come il cancro o le malattie autoimmuni. Saranno necessari ulteriori studi per ampliare la nostra comprensione di questi fenomeni e definire procedure più sicure per una pratica sempre più diffusa.