Un patrimonio globale alle porte di Milano–Cortina 2026
(Simone Vesentini*) Da ristoratore vivo ogni giorno il valore della cucina italiana, fatta di stagionalità, memoria e territorio. Per questo guardo con interesse al primo via libera tecnico dell’Unesco alla candidatura della nostra cucina come patrimonio immateriale dell’umanità. Un passaggio storico che precede la decisione ufficiale attesa nei prossimi giorni.
La candidatura non tutela un piatto, ma un modello culturale: il rituale del pasto, la biodiversità, la trasmissione dei saperi. Elementi che ritrovo quotidianamente nel dialogo con una clientela italiana e internazionale sempre più attenta all’autenticità.

L’impatto economico della cucina italiana
Gli impatti economici attesi sono rilevanti: gli studi stimano fino a 18 milioni di turisti enogastronomici aggiuntivi, in un settore che oggi vale 40 miliardi di euro e contribuisce per oltre 215 miliardi al sistema turistico nazionale. Un riconoscimento Unesco rafforzerebbe l’immagine dell’Italia come destinazione culturale completa.
E questo avverrebbe alle porte delle Olimpiadi Milano–Cortina 2026, un’occasione unica per presentare al mondo un’Italia che unisce sport, paesaggio e cucina. Per i visitatori olimpici, il marchio Unesco sarebbe una bussola di autenticità; per territori come il Veneto, un’opportunità di attrarre flussi di qualità e raccontare tradizioni vive.
Per noi ristoratori e per l’intera filiera un impegno ed un orgoglio: custodire una cultura che appartiene all’Italia ma che parla, sempre di più, al mondo.
(*Referente Fiepet Confesercenti Verona)
