(m.z.) “Povegliano Veronese 1940-1946 dalla tragedia della guerra a un nuovo orizzonte di speranza e libertà” è il titolo del volume che il poveglianese Renzo Perina ha scritto con tanta passione. Grazie a ricerche approfondite, negli archivi comunali e di Stato di Verona, Perina è venuto a conoscenza di storie e aneddoti dei poveglianesi internati, dopo l’8 settembre 1943, nei campi di lavoro e nei lager nazisti.
“Mi ero accorto – esordisce Perina nel dialogo con Martina Burato dell’Archivio di Stato di Verona durante la presentazione del libro – che sulla Seconda Guerra mondiale a Povegliano non era stata fatta una grande ricerca, se non qualche pubblicazione individuale su alcuni paesani. Forse perchè, essendo stata una guerra divisiva, non se ne voleva più sapere. Lo stesso discorso vale per gli internati, visto che molti familiari non erano a conoscenza delle loro storie”.
Assieme a Silvano Lugoboni e a uno staff di ricercatori, si è documentato visionando libri e faldoni di un tempo che hanno portato alla luce storie di paesani dimenticati. Tra queste, spunta la lettera di Luigi Predomo datata 25 novembre del 1942: “Proprio lo stesso giorno della lettera Predomo viene dato per disperso. Mi ha abbastanza toccato” sottolinea emozionato. L’apertura degli archivi sovietici ha cambiato le sorti di alcuni soldati, come “el poianoto” Severino Pasquetto. Inizialmente dato per disperso, è morto nel campo di concentramento di Tambov il 21 febbraio del 1943: “Questa notizia – racconta Perina – è arrivata il dieci luglio del 2000, più di cinquant’anni dopo”.
Cartoline, lettere scritte dai soldati in momenti di disperazione e lanciate fuori dalle piccole finestrelle dei treni diretti verso la Germania, sono arrivate alle famiglie grazie a giovani, uomini e donne, che si sono fatti messaggeri e hanno spedito gli scritti alle famiglie dei soldati, donando frammenti di speranza. Tra le varie storie di internati che non hanno raccontato ai familiari le loro disavventure spicca quella di Elisa Perini, nata il 27 febbraio 1922.
“Ho scoperto che era morta nel febbraio del 2020 a Verona a 98 anni. Dall’Anagrafe di Verona sono riuscito a risalire alla figlia che abita in città e sono andato a trovarla. Mi sono presentato, gli ho detto se era la figlia di Elisa Perini e mi ha confermato. Gli ho riferito che sua madre era stata internata e subito mi ha risposto: “No, si sbaglia, non è mia mamma”. Con grande stupore ho scoperto che Elisa non aveva raccontato niente ai familiari e nemmeno la figlia era a conoscenza della storia della madre. Ora la figlia vuole ricostruire la storia della mamma”. Tanti volti, tante persone che rivivono tra queste pagine, oggi più che mai.
