(Angelo Paratico). La campagna italiana di Grecia si svolse tra il 28 ottobre 1940 e il 23 aprile 1941. Si racconta che l’Italia, involontariamente, provocò il fallimento dell’attacco tedesco all’Unione Sovietica, perché costrinse Hitler a mandare delle divisioni corazzate in Grecia, dopo aver sventato il colpo di stato in Jugoslavia fomentato dai britannici, il 27 marzo 1941.
LA LEGGENDA DEGLI ITALIANI PALLA AL PIEDE
Fu Hitler stesso che attribuì la responsabilità del fallimento dell’invasione dell’URSS alle sconfitte di Mussolini in Africa e nei Balcani, come emerge da una conversazione registrata con il maresciallo Mannerheim in Finlandia nel maggio 1942. Tuttavia, non parlò degli innegabili ritardi organizzativi tedeschi. Hitler ammise che la macchina da guerra tedesca funzionava meglio con il bel tempo. Quindi, studiando le sue parole, possiamo vedere che Hitler era molto bravo a trovare scuse, ma gli storici cosa dicono?

LA VERITA’ STORICA
Lo storico Martin van Creveld scrisse un libro proprio su questo argomento nel 1973, “Hitler’s Strategy 1940-1941: The Balkan Clue” (La strategia di Hitler 1940-1941: l’indizio balcanico), che ha avuto una notevole influenza nel consolidare la tesi degli storici secondo cui non vi fu alcun ritardo significativo nell’inizio dell’operazione “Barbarossa” (invasione della Russia) a causa delle campagne balcaniche e in Grecia. Nel corso delle ricerche per questo libro, van Creveld ha seguito meticolosamente la preparazione e il posizionamento delle forze militari tedesche nel periodo precedente all’invasione dell’URSS e ha scoperto che il programma di riequipaggiamento e addestramento delle loro forze non gli avrebbe permesso di essere pronte per l’offensiva prima della data effettiva di inizio, indipendentemente dalle campagne balcaniche e dall’aiuto offerto all’alleato italiano in Grecia e in Africa. Egli dimostra che le unità ritirate dalle campagne balcaniche erano in realtà già in posizione e pronte per l’inizio delle operazioni anche prima della scadenza originaria del 16 maggio 1941. Molte delle forze impiegate nei Balcani erano destinate alla riserva e quindi non era nemmeno necessario che fossero in posizione.

La vera causa del ritardo, secondo van Creveld, fu la carenza di equipaggiamento per le divisioni chiave, in particolare le forze motorizzate e panzer che dovevano utilizzare l’equipaggiamento francese catturato. Egli conclude che questo problema da solo avrebbe impedito l’inizio delle operazioni nell’Est prima della fine di giugno 1941 e che non aveva nulla a che vedere con l’Italia, la Jugoslavia o con le condizioni meteorologiche.
Il piano per l’operazione “Barbarossa” prevedeva che il Gruppo d’armate Sud attaccasse l’URSS lungo due assi principali: dalla Romania, con il 1° Panzergruppe e la 12ª Armata a supporto, formando una tenaglia con un attacco della 6ª Armata e della 17ª Armata dalla Polonia. L’attacco su un unico asse del Gruppo d’armate Sud dalla Polonia fu ostacolato e ritardato dal terreno e dalla tenace resistenza sovietica, il che portò il Gruppo d’armate Sud a rimanere indietro mentre l’esercito tedesco avanzava, esponendo il fianco destro del Gruppo d’armate Centro. Fu proprio questo fianco meridionale esposto a preoccupare Hitler al punto da dirottare il 2° Panzergruppe di Guderian verso Kiev dal Gruppo d’armate Centro durante il mese critico di settembre, quando le forze tedesche avrebbero dovuto riposarsi, rifornirsi e poi rafforzare la loro logistica per la fase finale della campagna.
Cosa fermò l’avanzata tedesca? In primis fu la tenace difesa dell’Armata Rossa. Quando i tedeschi sfondarono le porte, la casa non crollò come s’aspettavano. Tra gli altri fattori, ci fu la rasputiza, ovvero la stagione fangosa. In realtà non si tratta di una sola stagione, ma di due: quella delle piogge autunnali, quando le strade diventano impraticabili, che ostacolarono notevolmente l’avanzata tedesca. E poi il disgelo primaverile, quando le strade si fanno altrettanto fangose. Fu questo che rese impossibile un’avanzata tedesca molto più veloce, anche se fossero partiti due settimane prima, non avrebbero fatto alcuna differenza nell’esito dell’operazione Barbarossa.
Bisogna anche considerare le enormi perdite subite dall’esercito tedesco. Fecero milioni di prigionieri di guerra e distrussero montagne di equipaggiamento militare ma non fu una passeggiata anche per loro. Anche le perdite tedesche sono state terribili. L’URSS subì perdite enormi ma costrinse i tedeschi a combattere per ogni metro di suolo russo. Uno storico britannico ha calcolato che su 10 soldati tedeschi uccisi, 6 caddero per mano russa, 2 per mano americana e 1 per mano britannica.

Se l’operazione Barbarossa fosse iniziata prima, i risultati sarebbero stati simili: enormi perdite per l’Armata Rossa e perdite altrettanto gravi per l’esercito tedesco. I piani originali prevedevano la distruzione della parte principale dell’Armata Rossa in poche settimane, in battaglie di accerchiamento, per poi procedere praticamente senza opposizione in profondità nell’Unione Sovietica (linea Arkhangelsk-Astrakhan). All’inizio sembrava che il piano funzionasse. Il generale Halder, capo di stato maggiore dell’OKH, scrisse nel suo diario il 3 luglio 1941 che la guerra era già vinta.
Già a metà luglio del 1941 la Germania non era in grado di sostenere l’attacco su tutti e tre gli assi di avanzata (nord, centro, sud). Nonostante le pesanti perdite subite, sia nel nord che nel sud i sovietici continuavano a controllare rispettivamente Leningrado e Kiev. Al centro si stava sviluppando l’enorme battaglia di Smolensk e Hitler non voleva ripetere l’errore di Napoleone di marciare su Mosca, lasciando Kiev e San Pietroburgo nelle mani del nemico, optò per una strategia che prevedeva di risolvere prima la situazione ai fianchi (oltre a ottenere le risorse economiche dell’Ucraina) prima di marciare su Mosca. Nonostante ciò, i tedeschi non riuscirono a conquistare Leningrado. L’assedio iniziò l’8 settembre, quando il tempo era ancora buono, ma i tedeschi non riuscirono a conquistare la città. Nel sud ebbero più successo e conquistarono Kiev e, più tardi in autunno, Kharkov, ma non riuscirono a conquistare l’intera Crimea. Considerando l’effettivo andamento della guerra, non c’è dubbio che i tedeschi avrebbero dovuto affrontare il fango e la neve ad un certo punto, indipendentemente dalla data d’inizio dell’invasione. Se avessero iniziato prima, probabilmente si sarebbero lamentati di essere stati fermati dal fango. La realtà che Hitler non poteva accettare o ammettere era che l’URSS era troppo forte e troppo vasta per essere battuta dalla Germania. Infatti, egli ammise con Mannerheim che, se avesse saputo quanti carri armati avrebbero prodotto, oltre il raggio d’azione dei bombardieri tedeschi, non li avrebbe mai attaccati.
