Negli ultimi anni l’e-commerce è cresciuto molto più rapidamente dei negozi di prossimità, ma circa il 90% delle vendite di prodotti avviene ancora nei negozi fisici. Nel 2024 la quota dell’online ha raggiunto il 13% del totale retail, con 58,8 miliardi di euro di acquisti B2C.
Nei primi 10 mesi del 2025 e-commerce e grande distribuzione sono cresciuti del 2,1%, mentre le piccole superfici e le vendite fuori dai negozi sono calate dello 0,7%. Rispetto al 2019 le vendite online sono salite del 72,4%, ma i negozi di vicinato sono cresciuti solo del 2,9%.
Nel 2024 un italiano su due (53,6%) ha acquistato online, percentuale ancora sotto la media UE (71,8%). Le quote più alte si registrano a Trento e Valle d’Aosta, le più basse in Calabria. I settori più digitalizzati sono abbigliamento, casa e giardinaggio, servizi di trasporto e cosmetica.

L’e-commerce offre comodità, rapidità e prezzi competitivi, ma i negozi tradizionali restano fondamentali per occupazione, socialità e qualità urbana. Per sostenerli servono regole fiscali eque, politiche urbane mirate e strumenti strutturali di digitalizzazione.
In conclusione, l’online continuerà a crescere, ma non sostituirà i negozi di prossimità: la sfida è governare la transizione digitale rendendola un’opportunità per tutti.

Ma al di là del dato commerciale ce n’è uno che interessati di più e interessa tutti. I negozi tradizionali sono determinanti per mantenere vivo e preservare il tessuto sociale delle nostre città. Senza le classiche botteghe la città si desertifica e subentra la delinquenza e lo squallore del degrado umano.
