(di Francesca Romana Riello) .È arrivato lo scorso 23 dicembre all’Anagrafe di via Adigetto il Presepe della Concordia, realizzato dai detenuti della Casa circondariale di Montorio e inserito tra le iniziative del Natale diffuso promosse dal Comune di Verona.

Il Presepe della Concordia all’Anagrafe di via Adigetto

L’opera è stata realizzata recuperando materiali di scarto, a partire dalle scatole da scarpe messe a disposizione dall’Boscaini, e utilizzando legno, corteccia, muschio e carta. Un lavoro paziente e collettivo, nato all’interno di un laboratorio attivato nella casa circondariale, dove il tempo ha preso la forma delle mani.

Il presepe riunisce simbolicamente persone con credi e visioni differenti, restituendo un’idea di Natale che va oltre le appartenenze. Sono otto i luoghi di culto rappresentati: tempio buddista, chiesa francescana, capanna animista, moschea, sinagoga, pagoda shintoista, casa degli atei e una grotta dedicata agli antichi culti pagani.

Il Presepe della Concordia

Un messaggio di solidarietà e recupero

Accanto ai luoghi di culto trovano spazio una cascata e un fiume, simbolo dell’acqua come fonte di vita, e infine la Natività, che richiama l’idea di famiglia come origine e approdo.

«È un presepe che accoglie tutte le religioni e tutti i popoli quello che abbiamo scelto di allestire all’anagrafe, luogo che ogni giorno vede il passaggio di tantissimi cittadini e cittadine veronesi e non solo», spiega l’assessora ai Servizi sociali Luisa Ceni. «È un messaggio di inclusione che valorizza uno dei simboli del Natale e dà visibilità ai detenuti che stanno compiendo un percorso di recupero».

Dal carcere alla città, un ponte tra mondi

Sottolinea il valore dell’iniziativa anche la direttrice del carcere di Montorio, Maria Grazia Bregoli: «Il Comune ha dimostrato grande sensibilità accogliendo la nostra proposta. Un modo diverso di pensare al

carcere, come luogo in cui chi sta scontando una pena si impegna per restituire qualcosa di bello alla comunità».

Per Luca Boscaini, il progetto è «l’occasione per mettere insieme realtà imprenditoriali, associazioni e amministrazioni pubbliche del territorio, valorizzando le opere dei detenuti e offrendo alla cittadinanza un segno della loro volontà di recupero».

Un’esperienza che ha lasciato il segno anche dal punto di vista umano, come racconta Paola Tacchella dell’Associazione MicroCosmo: «Nel laboratorio i detenuti hanno ritrovato momenti di serenità. Ore in cui il carcere è rimasto sullo sfondo».

Il progetto Presepi in scatola, sostenuto quest’anno dal Comune di Verona, ha previsto anche l’esposizione di piccoli allestimenti nelle otto Circoscrizioni. Un percorso che parte da un luogo chiuso e arriva nei luoghi della quotidianità, lasciando alla città un segno silenzioso, ma difficile da ignorare.

Il Presepe della Concordia