(Angelo Paratico) William Lawrence Shirer (1904 – 1993) è stato uno dei maggiori giornalisti americani del secolo scorso. Scrisse libri di storia e fu un corrispondente di guerra basato a Berlino, dove poté operare sino alla fine di settembre del 1940, questo grazie al fatto che la Germania intendeva mantenere un atteggiamento, per quanto possibile, neutrale nei confronti degli Stati Uniti. Da Berlino tramite la Columbia Broadcasting poteva trasmettere dei comunicati su quanto accadeva in Germania, previa censura, alla quale cercava di ovviare. le sue trasmissioni iniziavano con le parole: “Buongiorno, qui William L. Shrirer, da Berlino”.

Addirittura, i nazisti gli permisero di seguire l’avanzata delle truppe tedesche durante la loro rapida avanzata in Francia e, giunto a Parigi, poté assistere alla firma della resa da parte della Francia. Gli dissero che la notizia prima doveva essere trasmessa da Berlino, ma lui fece lo scoop della sua vita trovando un telefono e chiamando New York. Convinse l’operatore a metterlo in onda, facendo passare la grossa notizia sei ore prima dell’annuncio ufficiale. Scrisse tutto quello che vide durante l’avanzata tedesca nel suo libro “Diario Berlinese” nel quale racconta anche che i comunisti francesi sabotavano le difese francesi a favore dell’invasore tedesco, perché veniva visto come un alleato di Stalin a causa della divisione della Polonia.

I suoi messaggi radio sono stati raccolti in un volume Intitolato “Qui Berlino. 1938-1940. Radiocronache dalla Germania Nazista” il Saggiatore, 1999. Notevole la sua radiocronaca relativa al 10 giugno 1940. Eccone qui un sunto.
Alle sei di questa sera, ora locale, proprio mentre la gente stava accendendo la radio per ascoltare le ultime notizie circa l’avanzata delle truppe tedesche su Parigi, l’annunciatore ha detto: “Il Duce si rivolgerà al popolo italiano e al mondo. Tutte le stazioni radio tedesche trasmetteranno il suo discorso”. Un’ora dopo così è stato, con un radiocronista tedesco convenientemente sistemato in piazza Venezia a descrivere le manifestazioni di entusiasmo della folla. E così la Germania ha saputo della decisione di Mussolini di entrare in guerra.
Shirer continua dicendo che la popolazione ha preso con calma la novità, come ha sempre fatto fin lì per quanto riguarda la guerra e aggiunge che dopo aver parlato con poliziotti, camerieri e uomini d’affari, la loro opinione è positiva, perché credono che questo affretterà la fine della guerra e una pace vittoriosa. Davanti all’Ambasciata d’Italia si era formata una piccola folla di fascisti residenti a Berlino con qualche nazista, che hanno gioito per la novità, fra questi c’era anche il ministro degli Esteri, Von Ribbentrop, che stava dentro all’Ambasciata, attendendo quel comunicato. Si è affacciato a un balcone assieme al nuovo Ambasciatore d’Italia, Dino Alfieri che aveva preso il posto di Bernardo Attolico, fortemente avverso ai tedeschi e alla nostra entrata in guerra. Von Ribbentrop poi convocò i corrispondenti e comunicò che l’entrata in guerra dell’Italia aveva toccato e commosso il popolo tedesco.

Il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, telegrafò a Hitler le seguenti parole: “L’Onnipotente ha voluto che, contro le nostre intenzioni, ci trovassimo costretti a difendere in battaglia contro l’Inghilterra e la Francia la libertà e l’avvenire dei nostri due popoli”. Il Führer rispose inviando al re i suoi saluti più cordiali ed esprimendo la certezza che i due paesi alleati vinceranno la guerra. Anche Mussolini ha telegrafato al Führer, il quale gli rispose che “la decisione storica per il mondo” lo ha profondamente commosso, e che le rivoluzioni fascista e nazionalsocialista d’ora in poi marceranno unite.
Ecco, il primo telegramma di congratulazioni fu inviato dal re, non da Mussolini. Quello stesso re che dopo l’8 settembre accuserà Mussolini di essere stato il solo artefice del disastro.
Questa, secondo me, è un’ulteriore prova del fatto che il vero uomo al comando fu il piccolo monarca sabaudo, non il sanguigno agitatore socialista romagnolo.
