(Angelo Paratico) Mirko Tremaglia, il padre della legge per il voto all’estero, morì il 30 dicembre 2011. La sua riforma non fu davvero completa perché egli dimenticò che “il diavolo si nasconde nei dettagli” rendendola vulnerabile ai brogli. Eppure, oggi gioirebbe per via di un nuovo OdG che obbliga a far votare solo chi si presenterà con un documento presso a una sede consolare. Questo completerà la legge da lui fatta passare con grande fatica, creando una rete di comitati in tutto il mondo, i CTIM (Comitati Tricolori Italiani nel Mondo) e poi rendendola legge dopo aver fatto modificare la Costituzione.  

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Mirko Tremaglia

Con lui gioirebbe anche Bruno Zoratto, il suo generosissimo assistente, morto nel 2004 a Stoccarda, a soli 58 anni. Era originario di San Lorenzo di Sedegliano (Udine).

Questa mattina il deputato di Fdi, Andrea di Giuseppe ha presentato un ordine del giorno alla Finanziaria per impegnare il governo a cambiare la legge per il voto all’estero. Bisognerà presentarsi in Consolato o in Ambasciata e mostrare un documento prima di votare. L’on. Di Giuseppe, parlamentare eletto nella circoscrizione Nord America, ha giustamente sollecitato una riforma attesa da tempo e già sottoscritta da diversi esponenti della maggioranza, come l’azzurro Giorgio Mulè, che ieri notte ha presieduto l’infuocata seduta della Camera che ha portato all’approvazione dell’odg.

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Bruno Zoratto

Da vecchio “trombato” nelle elezioni per il Senato nella circoscrizione Asia, Africa e Oceania, avevo toccato con mano il problema. Vero che la sconfitta arrivò in concomitanza con il fatto che la coalizione di centrodestra, stupidamente, presentò ben tre candidati per lo stesso posto, ottenendo una grossa dispersione di voti.

Un sentito grazie anche all’ex pm Antonio Di Pietro, grande amico di Tremaglia (ce lo ricordiamo al funerale di Tremaglia a Bergamo, sotto a una pioggia battente, disertato da moltissimi uomini politici) e che aveva sollevato l’annoso problema dei brogli nel voto all’estero, nelle scorse settimane, accennando ai giochi in atto per rastrellare voti all’estero per il referendum sulla Giustizia.

Antonio Di Pietro, ex emigrato in Germania e molto vicino a Mirko Tremaglia

Posto qui un mio articolo che uscì nel 2018 sul Marco Polo, la rivista dei Veneti nel Mondo:

Il voto all’estero va annullato e rifatto, perché il voto estero è uno scandalo che dimostra quanto, al di là delle chiacchiere, la gran parte degli uomini politici che siedono in Parlamento non hanno a cuore i diritti di noi italiani residenti all’estero. Il voto per posta non funziona, come era emerso anche durante la tornata elettorale del 2006 e del 2013 e in quella referendaria del 2016. Eppure, durante le discussioni per il Rosatellum, nessuno ha pensato di eliminare il voto postale e sostituirlo con uno simile a quello italiano, ovvero con cabine elettorali e con l’identificazione di chi vota, tramite la presentazione della carta d’identità. Sono stato candidato al Senato per Fratelli d’Italia, nella circoscrizione Asia, Africa, Oceania e nella coalizione “Berlusconi, Salvini, Meloni” ma non sono stato eletto. Tutto bene fin qui, eppure mi resta il sospetto – e non sono l’unico a nutrirlo – di non aver perso equamente perché, come sempre accaduto, anche questa volta ha vinto il PD nella mia circoscrizione, con circa il 39% dei voti. Senza la lista Bonino (4.7%); Liberi e Uguali (7.6%) e Lorenzin (1.6%) la sinistra avrebbe raggiunto addirittura il 53% dei consensi, un chiaro indice di un voto dopato, visto che in Italia ha raggiunto il 23%. Detto questo, bisogna però sottolineare che è difficile vincere contro la ben oliata macchina da guerra del PD: infatti, tramite i patronati, al 90% di sinistra, riescono a intercettare schede, facendosele consegnare dai propri assistiti, visitandoli a casa, intimorendoli con sottili minacce di taglio delle pensioni e via dicendo. Questo tipo di brogli son stati ben evidenziati dalle Iene per quanto riguarda la Germania, ma vi sono procedure aperte anche per San Marino, Spagna, Portogallo e Canada, e siamo certi che una perizia calligrafica su schede a favore di candidati PD in Australia mostrerebbe che quanto diciamo non è frutto della nostra delusione. Un capitolo a parte meriterebbe il luogo dello spoglio delle schede estere: Castelnuovo di Porto, presso Roma, una bolgia dantesca dove accade di tutto e dove il PD mantiene una presenza costante in tutti i seggi. I risultati finali verranno annunciati solo fra due settimane, essendo ancora lo spoglio bloccato a 176 seggi, sui 180 della circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide. Noi italiani all’estero attendiamo fiduciosi di vedere ristabilita la giustizia, eliminando ogni sospetto, perché siamo stanchi di sentir parlare di brogli. Si proceda dunque con il riconteggio, prima che le schede vengano bruciate. Se il riconteggio mostrerà grosse anomalie e una analisi grafologica mostrerà preferenze ripetute dozzine di volte da una stessa mano, allora, questo voto estero per l’anno 2018 andrebbe cancellato e riorganizzato nel giro di 2 settimane con cabine elettorali e con l’identificazione dei votanti. Dopodiché le schede dovranno essere riportate nei consolati e nelle ambasciate, dove si farà lo spoglio e si manderanno i dati certificati a Roma, senza passare per Castelnuovo di Porto. Questa è una procedura semplice, lineare e poco costosa, che potrà ristabilire la giustizia e la verità.

Angelo Paratico