(Attilio Zorzi) Dopo più di trent’anni di negoziati, il Mercosur, il principale blocco commerciale sudamericano, si trova nuovamente sotto i riflettori internazionali. Le trattative per un accordo di libero scambio con l’Unione Europea hanno scatenato un acceso dibattito politico, profonde divisioni tra gli Stati membri dell’UE e larghe proteste da parte degli agricoltori europei, che temono per il futuro delle loro produzioni locali.

Istituito nel 1991 con il Trattato di Asunción, il Mercosur, formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, ha come obiettivo la creazione di un mercato comune attraverso l’abolizione dei dazi doganali, la liberalizzazione commerciale e l’armonizzazione delle politiche economiche. Da allora ha svolto un ruolo significativo nel commercio regionale, pur affrontando ostacoli strutturali e differenti interessi nazionali al suo interno.

photo 1627920769541 daa658ed6b59

Dopo oltre 25 anni di negoziati, partiti ancora nel 1999, nel 2024 Bruxelles e i membri del Mercosur raggiunsero un accordo politico che avrebbe dovuto creare una delle più vaste aree di libero scambio del mondo, coinvolgendo oltre 700 milioni di consumatori. L’intesa prevedeva una progressiva eliminazione dei dazi su una vasta gamma di prodotti, dal vino e dai macchinari europei alla carne e allo zucchero sudamericani.

Tuttavia, l’accordo non è ancora stato definitivamente firmato né ratificato. Recenti sviluppi hanno portato al rinvio della firma, ora prevista per gennaio 2026, dopo che Stati membri chiave dell’UE hanno espresso riserve sostanziali.

Nel cuore della controversia ci sono proteste di agricoltori europei, in particolare dalla Francia, un paese con una forte tradizione agricola. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza e migliaia di trattori hanno invaso le strade di Bruxelles in Belgio per chiedere garanzie contro l’accordo sul Mercosur e più in generale per esigere tutele per la Politica Agricola Comune (PAC).

Le manifestazioni non sono state pacifiche. In alcune zone della capitale belga si sono registrati scontri tra agricoltori e forze dell’ordine, mentre  rappresentanti di sindacati agricoli come FNSEA e giovani agricoltori, tra i quali era presente anche una delegazione veronese, hanno espresso forte opposizione all’accordo commerciale, ritenendo iniquo il fatto che in Europa possano entrare prodotti sotto costo e senza gli stessi vincoli e controlli a cui sono sottoposte le produzioni comunitarie, sostenendo che a poco inciderebbero i controlli ex post all’arrivo in Europa dei prodotti sudamericani. 

Tra i protagonisti del dibattito politico vi è il presidente francese Emmanuel Macron, che ha assunto una posizione critica nei confronti dell’accordo. «Il conto non torna e questo accordo non può essere firmato così com’è», ha dichiarato Macron durante un vertice europeo, sottolineando la necessità di proteggere i produttori agricoli europei e la coerenza della politica continentale in materia alimentare e cercando di riabilitare la propria figura, in forte perdita di consensi in patria e soprattutto conscio del fatto, che l’apertura ai macchinari e alle macchine del mercato sudamericano sarebbe un assist soprattutto per l’economia tedesca e non per quella francese.

photo 1625246333195 78d9c38ad449

Macron ha, infatti, espresso la necessità che gli Stati membri lavorino per introdurre clausole di salvaguardia e misure di reciprocità più stringenti prima di procedere con la ratifica dell’intesa. Anche altri leader europei hanno fatto sentire la loro voce. Giorgia Meloni, la premier italiana, ha definito la firma del trattato «prematura», insistendo sulla necessità di perfezionare misure aggiuntive che tutelino adeguatamente gli agricoltori italiani prima di qualsiasi voto di approvazione, strizzando l’occhio al collega francese in ottica di contenimento della Germania, che invece vedrebbe di buon occhio la misura, proprio per ampliare i canali di sbocco per il proprio export manifatturiero.

Durante le proteste, avventure soprattutto in Francia ed in Belgio gli agricoltori hanno portato avanti le loro critiche anche a livello pratico e non solo simbolico, infatti, in Francia hanno, bloccato le autostrade e persino intonato la Marsigliese davanti alla polizia, come gesto emblematico di protesta contro politiche che percepiscono come ostili alle loro attività. «Quando i politici definiscono nemici gli agricoltori e schierano l’esercito contro chi produce il cibo per tutti, sorgono seri dubbi su quali interessi stiano davvero difendendo», hanno dichiarato alcuni rappresentanti dei manifestanti, simbolo evidente del malessere sociale che serpeggia nel mondo agricolo e produttivo. Inoltre, il principale leader sindacale francese, Benoît Thilliez, ha dichiarato che «il Mercosur non ha più motivo di esistere in questo contesto geopolitico» e ha ribadito la richiesta di abbandonare completamente il trattato. 

Il rinvio della firma dell’accordo evidenzia una coalizione di opposizione interna all’Unione, guidata da Francia e Italia, due dei tre principali paesi dell’UE, caratterizzati da eccellenze in campo agroalimentare e rafforzata dalle proteste degli agricoltori e dal timore di perdere posti di lavoro nel settore primario. L’esito delle trattative delle prossime settimane sarà cruciale: una ratifica potrebbe dare nuovo slancio ai legami economici tra Europa e Sud America, comunque importante in chiave geopolitica, per il legame storico e culturale tra europei e sudamericani, mentre un fallimento rischia di segnare una battuta d’arresto nelle ambizioni commerciali dell’UE. 

Dal canto suo, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha invitato l’UE a mostrare «coraggio politico» e a finalizzare l’accordo, sostenendo che senza volontà politica non sarà possibile concludere una trattativa che va avanti da quasi tre decenni. La vicenda del Mercosur va oltre le dinamiche commerciali: rappresenta una sfida per l’Unione Europea nella sua capacità di conciliare interessi nazionali divergenti con obiettivi strategici comuni. 

La stessa partita la gioca l’Italia che da un lato deve tutelare le produzioni nazionali, dall’altro però ha necessità di aprire al Sud America in chiave geopolitica e strategica, dato che un’ampia parte della popolazione sudamericana ha origini italiane, e ristabilirne un legame sociale ed economico sarebbe un importante segnale in ambito di valorizzazione dell’italianità e del ruolo del nostro paese nel mondo. Allo stesso tempo, però sono evidenti le rivalità commerciali e le pressioni protezionistiche per tutelare i prodotti made in Italy e made in UE, dal resto della concorrenza mondiale, che troppo spesso gioca con altre regole.

Un equilibrio di interessi non facile, che però deve essere risolto nell’ottica di valorizzazione massima dell’interesse nazionale italiano e non europeo.