La Filcams Cgil di Verona lancia un allarme sulla situazione dei lavoratori museali della città, parlando apertamente di “sfregio inaccettabile” dopo la comunicazione dei licenziamenti da parte della cooperativa Macchine Celibi. Le lettere, consegnate proprio alla vigilia del Primo Maggio, avranno effetto dal 31 maggio, data in cui scadrà l’attuale appalto.

La notizia, giunta durante le celebrazioni per la Festa dei Lavoratori in piazza Dante, ha scatenato un’ondata di sdegno tra i dipendenti coinvolti, già da tempo in attesa di una stabilizzazione e del riconoscimento pieno della propria professionalità. Per il sindacato si tratta di un gesto grave, che rischia di aggravare ulteriormente un quadro già critico e segnato da mesi di incertezza.

“Da tempo denunciamo la necessità di superare un sistema di appalti che genera precarietà e frustrazione”, sottolinea la Filcams, che ha aperto lo stato di agitazione e convocato un incontro urgente tra le parti, fissato per lunedì mattina. Nell’occasione si tornerà a discutere anche della possibilità – più volte evocata ma mai realizzata – di applicare ai lavoratori museali il contratto collettivo nazionale di Federculture, ritenuto più adeguato a valorizzare competenze e professionalità del settore.

Appena una settimana fa, il sindacato aveva incontrato l’amministrazione comunale per ribadire le preoccupazioni legate all’intero comparto museale, coinvolto in più appalti e caratterizzato da un’evidente discontinuità contrattuale. Gli accordi del passato, sostiene la Cgil, sono rimasti sulla carta, senza una reale implementazione.

“La vicenda dei musei cittadini – conclude la Filcams – è l’ennesima prova delle storture generate dalla gestione esternalizzata dei servizi culturali: un modello che alimenta insicurezza occupazionale e mina la qualità del lavoro e della vita di chi quotidianamente garantisce l’accesso e la fruizione del patrimonio artistico veronese”.