(Gianni Schicchi) Ecco una nuova compagine con il suo fondatore e direttore, mai prima di oggi alle edizioni de Il Settembre dell’Accademia. Sono i Constellation Choir & Orchestra, di recente costituzione, ma hanno già lanciato segni della loro vitalità e preparazione. Alla guida del complesso, la prestigiosa personalità di sir John Eliot Gardiner, direttore sempre alla ricerca di nuovi stimoli interpretativi, che in questa trentaquattresima rassegna del festival costituisce sicuramente una presenza fra le più allettanti e stimolanti che si potessero scegliere.

Ottima quindi la scelta operata dal presidente dell’Accademia Luigi Tuppini nell’accaparrarsi l’equipe inglese che si presentava poi in un programma di raro ascolto, con due partiture di Felix Bartholdy Mendelssohn: le musiche di scena de Il Sogno di una notte di mezza estate e la Cantata Walpurgisnacht op. 60 per soli, coro e orchestra.
La prima, più nota per il suo tema principale della celebre Marcia nuziale, costituisce a ragione la composizione più popolare di Mendelssohn, che ne scrisse l’Ouverture a soli 17 anni, fortemente influenzato dal teatro di Shakespeare, tradotto da Schlegel. Diciassette anni dopo compose anche le musiche di scena per la commedia, con tredici brani per ottemperare ad una commissione di Federico Guglielmo IV, dove fece abbondante ricorso a motivi già presenti nell’Ouverture.
Questi temi e motivi dei brani, associati tra loro nell’esposizione dell’Ouverture, forniscono una solida base alla trasparente chiarezza della duplice forma e struttura delle musiche di scena. I singoli temi cambiano ad ogni nuova presentazione, trasportati in tonalità differenti e variati dal punto di vista armonico o contrappuntistico; e questa mutevolezza musicale costituisce proprio l’elemento dinamico, essenziale dell’opera.

La Notte di Walpurga op, 60 fu invece un progetto fra i più esigenti del compositore tedesco, il cui titolo deriva dalla leggenda che narra come nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio, festività di Santa Walpurga, si celebrassero cerimonie pagane e sacrileghe. Una delle sue più importanti Cantate, ispirate ad uno degli studi preliminari per il Faust, con il tema trattato delle antiche feste popolari per l’arrivo della primavera, dove Mendelssohn, completamente fedele all’interpretazione di Goethe, associò alla due idee fondamentali dell’opera mezzi musicali contrastanti. La festa della primavera è presentata con nobiltà e maestà di accenti, ma nel suo insieme l’opera raggiunge punte di frenesia dionisiaca, soprattutto nella scena che descrive la finta ridda di streghe che scaccia, con tutti i loro dogmi e pregiudizi, gli avversari che minacciano con inflessibilità, le antiche usanze.
Con una proprietà stilistica, una maestria tecnica ed un candore emotivo unici, Gardiner mostra con la sua direzione di tenere in conto, la chiarezza nel coordinamento dei tempi riconoscibili, la classica unità di forma e struttura fondata su modelli classici, utilizzati con estrema libertà e il rapporto fra musica e grande poesia, che costituiscono poi il contesto in cui il talento drammatico di Mendelssohn si manifesta nella costituzione e nell’intreccio del materiale tematico.
Dietro a questa esecuzione, lo studio meticoloso di Gardiner è evidente, una sua ammirazione genuina, profonda per Mendelssohn, una conoscenza diffusa della sua storia, con le sue vicende umane, le insoddisfazioni, le rimesse in discussione delle sue opere. Un direttore consapevole di quello che cerca nella musica e vuole realizzare con la sua interpretazione, conoscitore del minimo dettaglio delle partiture in oggetto. L’esecuzione del Constellation Coro ed Orchestra è vibrante e insieme molto sfumata, così da proporre una luce nuovissima sull’interpretazione di Mendelssohn, musicista celeberrimo eppure così male conosciuto.

Più che pensare ai nutriti organici londinesi, Gardiner ha optato per un’orchestra ed un coro di minori dimensioni, modellati su quelli della Gewandhaus dell’epoca – punto sempre di riferimento per il compositore – tale da assicurare una trasparenza di ordito capace di rendere distintamente i giochi imitativi fra i legni e gli archi. Lavorando con questa formazione agile e disciplinata, Gardiner mostra di seguire la tendenza delle esecuzioni animate da intenti ricostruttivi, nei tempi spediti, nella cura dell’articolazione del fraseggio, nella parsimonia del legato, nella marcata differenziazione dei piani dinamici, ma senza mai sacrificare la morbidezza degli impasti e la fluidità del discorso, Il risultato conseguito: un Sogno di mezza estate fresco e slanciato ed una Notte di Walpurga ricca di respiro e di emozione, dove risaltano alcune voci del coro, femminili soprattutto, prestatesi poi nella brillante recitazione di parte della commedia del Sogno. Fra loro sugli scudi vanno messi: il contralto Sarah Denbee, i tenori Graham Neal e Jonathan Hanley, i bassi Alex Ashworth (voce imponente, ben calibrata) e Peter Edge, i soprani Sam Cobb e Rebecca Hardwick acclamati con il direttore in prolungati appalusi ritmati. Serata al Filarmonico di rilevante pregio artistico che il pubblico ha mostrato di apprezzare.

