(Simone Vesentini) Quando si parla di Verona, la mente corre subito all’Arena, a Giulietta, al fascino del centro storico. Esiste peró un altro patrimonio che la città custodisce, meno visibile eppure altrettanto identitario: quello della cucina e della tavola.
Per questo il Comune ha istituito il marchio dei Ristoranti Tipici di Verona, un riconoscimento che oggi conta 21 locali aderenti tra osterie, trattorie e ristoranti. Non è un’etichetta di facciata: è un impegno preciso che lega chi lo riceve alla salvaguardia della nostra cultura gastronomica.

Il regolamento comunale – approvato nel 2013 e aggiornato nel 2021 – parla chiaro: almeno il 65% dei piatti in menù deve essere della tradizione veronese, preparato in loco con almeno il 50% di prodotti tipici provenienti dalla provincia o dal Veneto.
La carta vini deve riservare la stessa quota alle etichette veronesi, l’olio extravergine servito deve essere DOP locale, frutta e verdura vanno scelte di stagione.
Insomma, la qualità non è lasciata alla buona volontà del singolo: è un patto con la città, che il Comune si è impegnato a promuovere attraverso eventi e iniziative dedicate.
Questa rete si integra con altri strumenti di valorizzazione, come le Botteghe Storiche e le De.Co. (Denominazioni Comunali), creando un sistema in cui identità, commercio e cultura si rafforzano a vicenda.
I ristoranti tipici attrattivi per il ‘gastronauta’
Ed è proprio qui che entra in gioco un dato fondamentale: il turista “gastronauta”, quello che sceglie una destinazione anche per il cibo e il vino, spende di più e resta di più rispetto all’escursionista mordi e fuggi.
Secondo il Rapporto 2024 sull’enogastronomia elaborato dall’Università di Verona, un viaggiatore italiano che pernotta per vivere esperienze culinarie spende in media circa 130 euro al giorno, che diventano 170 euro per gli stranieri.
L’escursionista giornaliero ”generico”, al contrario, si ferma a quota 90 euro. La differenza è evidente, e a beneficiarne non è solo il ristorante ma l’intera città.
Non sono dunque visite fugaci quelle ai Ristoranti Tipici del Comune di Verona ma esperienze che lasciano un segno concreto sul tessuto economico e sociale. E quando questo tempo viene riempito da piatti come il risotto all’Amarone della Valpolicella, da un bicchiere di Recioto o da un olio delle colline veronesi, il valore si moltiplica. Per questo possiamo dirlo senza retorica: la cucina locale e tradizionale è un investimento nella storia e nella cultura di Verona.
Sceglierla un gesto semplice e piacevole che sostiene chi lavora ogni giorno per mantenere vive le nostre tradizioni, e che trasforma un pasto in memoria condivisa.
