A Pescantina la presentazione del suo libro ‘Poteri occulti’
Le drammatiche retrospettive su conflitti all’interno delle istituzioni e sull’altro Stato parallelo (picconatore di valori costituzionali e democratici), con finalità devianti-eversive o conservatrici con le unghie dello status quo, venerdì 26 settembre sono state ripercorse a braccio nella Sala consiliare del Comune, in piazza San Rocco, da Luigi de Magistris (Napoli, 20 giugno 1967), ex magistrato ed ex sindaco di Napoli, nonché ex parlamentare europeo.

Davanti ad un attento pubblico, s’è soffermato su capitoli di storia contemporanea incentrati sulle più eclatanti (ma con risvolti oscuri) vicende politico-giudiziarie italiane, dove il terrorismo degli anni di piombo, le manovre cospirativo-golpiste e le intromissioni straniere (palesi o sottobanco) hanno avuto ruoli non secondari in strategie della tensione. Un percorso anche diaristico personale, dai tanti retroscena di battaglie con alte sfere ed apparati corrotti d’uno Stato troppo spesso muro di gomma, barriera di silenzio ed omertà.
Ha condensato tutto (cronache da tribunale, importanti e delicate indagini portate a termine, minacce ventilate d’eliminazione, pressioni ed angherie tendenti all’isolarlo) nel suo libro “Poteri occulti – Dalla P2 alla criminalità istituzionale: il golpe perenne contro Costituzione e democrazia” (Fazi Editore, Roma. 2024).
Al termine dell’incontro, s’è prestato a rispondere ad alcune domande.
L’intervista a de Magistris
Da ex magistrato comunque da prima linea, cosa pensa delle riforma della giustizia e della separazione delle carriere?
«Sono molto critico riguardo alla riforma della giustizia in generale perché si stanno svuotando gli strumenti della magistratura e della polizia giudiziaria. Diventa sempre più difficile il funzionamento della giustizia. Si atteggia sempre di più ad una giustizia debole con i forti e forte con i deboli. La separazione delle carriere punta a mettere il pubblico ministero sotto il controllo del potere politico e questo sarà un ulteriore danno. Il potere in generale (ma non solo ora, anche negli anni passati) non ama il controllo di legalità, non ama che si possa esercitare un controllo del potere.

Vuole una magistratura conformista, burocrate, attenta solo alla statistica, alla carriera. Invece, anche le storie che ho raccontato stasera di tanti magistrati ed anche quello che è capitato a me in Calabria, dimostrano, credo, che il Paese abbia bisogno di magistrati autonomi indipendenti e coraggiosi. Ovviamente responsabili. Ovviamente che paghino se sbagliano. Ma la magistratura deve essere un potere autonomo ed indipendente».
Tre anni di Governo Meloni. Come lo giudica?
«Sulla giustizia sono sempre molto critico perché, ripeto, stanno andando sempre di più verso un disegno autoritario, criminalizza il dissenso, punisce solo alcune categorie di persone. Si tratta d’una serie di leggi che rendono sempre più difficile il perseguimento di reati, quindi il lavoro che magistratura e forze di polizia fanno. Per il resto stiamo assistendo ad un Paese in cui le disuguaglianze crescono. Anche sulla guerra in Ucraina e sulla tragedia della Palestina, in politica estera, il governo italiano non sta dalla parte giusta della storia. Dovrebbe stare dalla parte degli oppressi e lavorare per una soluzione diplomatica in Ucraina».

n questi giorni la cronaca si sta soffermando soprattutto sui fatti di teppismo di Milano nella manifestazione pro Pal del 22 settembre scorso e sulla Global Sumud Flotilla, che adesso avrà una sorta d’assistenza con due fregate della Marina militare italiana (la “Virginio Fasan” e “Alpino”). Cosa ne pensa?
«Guardi, quando c’è una violenza va sempre condannata. Ma per quanto riguarda la manifestazione pro Pal stiamo mettendo il dito davanti alla Luna. C’è stato un milione di persone in piazze di tante città. Io sono stato a Napoli. Non vedevo da tantissimi e tantissimi anni così tante persone, persone comuni, bambini, ragazzi, anziani, giovani, professionisti. Il popolo s’è schierato, non può che schierarsi dalla parte umanitaria, di chi sta soffrendo in un genocidio.
Oltre 20mila bambini ammazzati in Palestina. I governi non devono essere complici di questo genocidio. Si devono schierare e costringere Israele a fermarsi e dare dignità, libertà e riconoscere lo Stato della Palestina. E così anche per la Flotilla. Ci vuole un impegno fortissimo affinché non venga fatto nulla ai nostri connazionali, a queste persone che non sono armate e non stanno facendo altro che portare aiuti, materiale, cibo soprattutto, a Gaza. E per dimostrare, con queste navi, che esiste ancora nel mondo tanta umanità. Israele sta provando a cancellare la Palestina, ma il mondo sta diventando palestinese. Basta vedere che quando Netanyahu ha preso la parola all’Onu quasi tutti se ne sono andati».
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi
