Perché nessuno ne parla mai?
(Angelo Paratico). La posizione di inviato speciale nel Golfo della EU avrebbe dovuto assicurato a Luigi Di Majo, ex ministro degli esteri ed ex leader dei 5Stelle, un cospicuo posto in prima fila durante le trattative di pace fra Hamas e Israele, mentre invece di cospicuo c’è solo la sua assenza.
Le polemiche in Europa non mancarono al tempo della sua nomina, poiché i critici sostenevano che non fosse sufficientemente qualificato. Aveva ricoperto la carica di ministro degli Esteri italiano per poco più di 3 anni, ma era stato poi selezionato da una commissione di funzionari europei come il migliore tra 4 candidati per diventare rappresentante speciale dell’UE presso gli Stati del Golfo, battendo dei politici con maggiore esperienza.

I critici sostenevano che Di Maio avesse un pessimo curriculum nel Golfo, affermando che aveva presieduto alla rottura delle relazioni tra Roma, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita a causa della sua maldestra attuazione del divieto di vendita di armi votato dal Parlamento italiano. Nel gennaio 2021 il governo italiano aveva revocato la vendita di migliaia di missili e bombe all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti a causa del loro utilizzo nello Yemen.
Annunciando il divieto all’epoca, Di Maio aveva affermato che la mossa era “un chiaro messaggio di pace proveniente dal nostro Paese” e dimostrava un “impegno incrollabile” nei confronti dei diritti umani. Nel giugno 2021 gli Emirati Arabi Uniti avevano ordinato all’Italia di ritirare le proprie forze dalla base aerea militare di Al Minhad a Dubai, in apparente rappresaglia per l’embargo sulle armi. L’Italia aveva utilizzato la base per voli verso l’Iran, l’Afghanistan e il Corno d’Africa durante numerose missioni multinazionali.
Cinzia Bianco, esperta della regione del Golfo presso il Consiglio europeo per le relazioni estere, aveva accusato Di Maio di aver provocato “la più grave crisi diplomatica tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti nella storia contemporanea delle relazioni tra i due paesi”. E aveva aggiunto che la sua nomina avrebbe provocato gravi problemi alla politica di equilibrio dell’Europa nel Golfo.
Luigi di Maio nel 2013, all’età di 26 anni, era diventata la persona più giovane mai eletta alla carica di vicepresidente della Camera dei deputati e nelle elezioni generali del 2018 portò il suo partito al potere. Ben presto divenne famoso per le sue gaffe, tra cui la richiesta di impeachment del presidente italiano Sergio Mattarella, dopo che questi aveva posto il veto su una controversa nomina a ministro delle finanze, e l’aver erroneamente chiamato il presidente cinese Xi Jinping “Ping” (nome invece del cognome) durante una visita in Cina nel 2018.
Tuttavia, man mano che Di Maio maturava nel ruolo di ministro degli Esteri. Ha poi ammesso di essere stato ingenuo in passato, soprattutto per quanto riguarda le richieste di impeachment di Mattarella e il sostegno ai gilets jaunes francesi. A settembre 2018, dopo aver trovato la quadra per il Def, Di Maio esulta dal balcone di Palazzo Chigi e dice a “Porta a porta”, con una frase che lo inseguirà per tutta la carriera, che il governo ha «abolito la povertà» con pensione e reddito minimi garantiti.

Di Maio fu confermato ministro degli Esteri nel governo di Mario Draghi, chiamato a finire la legislatura dopo la caduta del Conte II provocata da Italia Viva. Sempre più in disaccordo con Giuseppe Conte, diventato nel frattempo presidente del Movimento, Di Maio annunciò la scissione a giugno 2022 insieme a 61 parlamentari.
Fondò con i fuoriusciti il gruppo parlamentare “insieme per il futuro”: la linea politica fu di pieno supporto al governo Draghi, che però cade poco dopo proprio per l’appoggio venuto meno del M5S. Ironia della sorte fu proprio il collegio Campania-1, che nel 2013 gli aveva aperto le porte del parlamento, a decretare la fine parlamentare di Luigi Di Maio e del suo partito.
Della lista Impegno Civico – Centro Democratico, fondata insieme a Bruno Tabacci a sostegno del Pd, risulta eletto solo lo stesso Tabacci. A sconfiggere nell’uninominale il titolare dimissionario della Farnesina è l’ex compagno di partito Sergio Costa.
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’UE ha dato maggiore priorità alle relazioni con la regione del Golfo, ricca di petrolio e gas. A maggio, il blocco ha svelato le sue ambizioni di “partenariato strategico” con i sei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo: Bahrein, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti.
Nell’aprile 2023, forse aiutato dalla svolta istituzionale a sostegno di Mario Draghi diventa Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico. «Continuerà a sviluppare un partenariato Ue più forte, globale e strategico con i paesi della regione del Golfo, contribuendo alla stabilità e alla sicurezza dell’area», è la sintesi del mandato affidatogli dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Incarico fu confermato anche da Kaja Kallas nella seconda commissione guidata da Ursula von der Leyen, che ha prorogato il suo mandato fino al 2027.
La nomina di Di Maio è stata sostenuta dall’ex primo ministro Mario Draghi, e poi ha ricevuto un assenso per la riconferma da parte del Giorgia Meloni.
La sua posizione nascosta durante le trattative per la Pace a Sharm el Sheik in Egitto è un segno della sua impotenza oppure questo va visto come un segno della impotenza dell’Europa Unita? Ai posteri l’ardua sentenza.
