Pioniere europeo del volo, un vero eroe veronese
(Angelo Paratico). Il nostro giornale L’Adige, ha appena portato la sua redazione in via Calderara, una traversa di Corso Milano. Siamo fieri di trovarci in una via intitolata a un grande veronese:. Mario Calderara (Verona, 10 ottobre 1879 – Roma, 18 marzo 1944) che fu un pioniere dell’aviazione mondiale. Fu il primo italiano a conseguire un brevetto di volo nel 1909 e a costruire il primo idrovolante italiano, nel 1911.
Figlio del generale degli alpini Marco Calderara e di Eleonora Tantini, fin da bambino fu attirato dal mare e dalla navigazione. Nel 1898 fu ammesso all’Accademia Navale di Livorno, e poi promosso guardiamarina nel 1901. Era fortemente attratto dalla possibilità dell’uomo di volare, cosa che in quegli anni cominciava a concretizzarsi.
Sono di quel periodo, infatti, i primi successi di Otto Lilienthal e dei fratelli Wright, i quali ebbero un’intensa corrispondenza con il nostro Calderara. Nel 1905 seppe del successo del primo volo con un aereo. Con le informazioni avute dai fratelli Wright, nel 1907 iniziò i primi esperimenti di volo nel golfo della Spezia. Nel corso degli esperimenti con un biplano trascinato da una nave, raggiunse un’altitudine di oltre quindici metri.

Nel 1908, a seguito di una visita a Roma del pilota Léon Delagrange, Calderara conobbe il costruttore francese Gabriel Voisin. Per poter lavorare con lui chiese ed ottenne una licenza di sei mesi, si trasferì in Francia, ad Issy-les-Moulineaux nel luglio dello stesso anno e collaborò con Voisin come progettista. Grazie al contributo economico di Ambroise Goupy progettò e costruì il Calderara Goupy, un aereo innovativo, biplano, ad elica traente, che volò con successo a Buc l’11 marzo 1909. Fu in quei mesi, a Le Mans, che Calderara conobbe Wilbur Wright invitato in Francia con il suo Flyer.
L’aereo dei fratelli Wright era in grado di compiere voli di oltre 60 minuti, a differenza di quanto riuscivano a volare gli aerei fino allora costruiti da Louis Blériot, Gabriel Voisin o Henri Farman. L’Aero Club d’Italia, di concerto con il maggiore Maurizio Mario Moris, invitò Wright a Roma. Nel mese di aprile del 1909 diede alcune lezioni di volo con il suo aereo a Mario Calderara, in quello che diventerà l’aeroporto di Centocelle. Nel settembre del 1909, in seguito ai trionfi di Calderara sul circuito di Brescia, gli organizzati dall’Aero Club d’Italia gli assegnarono il brevetto di pilota n° 1. Nel 1911 progettò e costruì un suo idrovolante, il più grande del mondo a quel tempo, che si alzò in volo nella primavera del 1912 nel golfo della Spezia trasportando tre passeggeri oltre al pilota.

Dal 1917 al 1919 gli fu assegnato il comando di una nuova scuola per piloti di idrovolanti della marina statunitense. Le capacità del Capitano di Corvetta Calderara furono riconosciute dalla U.S. Navy che gli conferì la “American Navy Cross”. Dal 1923 al 1925 fu nominato addetto aeronautico presso l’Ambasciata Italiana a Washington. Successivamente, lasciata la Regia Marina dopo aver raggiunto il grado di capitano di fregata, si trasferì a Parigi, avviando con successo un’attività commerciale nel settore aeronautico. Nel 1939 Calderara si trasferì in Italia. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, la casa acquistata nei dintorni di Parigi gli fu espropriata e la famiglia dovette affrontare molte difficoltà finanziarie. Il 18 marzo 1944, Mario Calderara morì, nel suo letto, per un malore improvviso.
Il primo volo di Gabriele d’Annunzio
Il Vate non riuscì mai a ottenere il brevetto di volo e dovette sempre accontentarsi di volare come passeggero. Il suo primo volo lo fece con il Tenente Mario Calderara, che aveva già conosciuto a Roma sulle piste di Centocelle. A Montichiari il 12 settembre 1909 Gabriele d’Annunzio e Mario Calderara si alzarono in volo. Tutti gli spettatori guardano verso l’alto e seguirono nel cielo il volo di quella macchina magnifica. Quando saltò a terra D’Annunzio era contentissimo e disse: “È una cosa divina. Non penserò che a volare ancora”. Nel 1912 scoppierà la guerra fra l’Italia e la Turchia e gli italiani furono i primi a impiegare aerei per bombardare le linee turche, facendo cadere manualmente delle granate. Da quell’ambiente uscì Giulio Douhet, uno dei massimi esperti mondiali di guerra aerea, i cui libri vengono ancora letti nelle accademie aeronautiche di tutto il mondo.
