Con Manildo e Stefani, rispettivamente candidati del centrosinistra e del centrodestra, c’è anche Fabio Bui, ex presidente della provincia di Padova, a correre per la presidenza regionale. Lo fa per la lotta “Popolari per il Veneto”, un partito regionale ispirato al popolarismo europeo, un «partito del territorio» che vada oltre le liste civiche, chiamato a durare e a rappresentare il lavoro, l’impresa, le famiglie e la comunità.
«I veneti si sentono traditi» dice Bui spiegando la nascita del suo partito. «Da anni ci viene promessa l’autonomia e ogni volta ci fermano a Roma».

Tra i punti centrali della sua candidatura la Regione a statuto speciale; la realizzazione del «Porto delle Venezie» (Trieste–Venezia–Ravenna) e un grande hub ferroviario a Verona, per riposizionare il Veneto al centro dell’Europa dei flussi di merci.
E poi promuove la «megalopoli verde»: 5 milioni di abitanti distribuiti in un territorio che unisce città, borghi, montagna e campagna, da vivere non solo come produzione ma come comunità.
