(Angelo Paratico). Tendiamo a riempire le nostre case di mobili Ikea, usa e getta, eppure potremmo trovare mobili antichi a prezzi inferiori a quelli di design svedese, un fatto che solo venti o trent’anni fa sarebbe parso incredibile. Quelli antichi costano pochissimo ma sono molto più belli, massicci e, a differenza di quelli di Ikea, raccontano storie meravigliose. Non esiste più l’illusione di un tempo, che ci faceva credere che acquistando pezzi antichi stavamo facendo un investimento e che dopo cinquant’anni il loro valore sarebbe cresciuto.

No, oggi vale poco e domani non varrà nulla. Perché durante questo lasso di tempo il gusto è cambiato e il mercato è saturo di antichità che non vuole nessuno.

Questo vale anche per l’argenteria (che pure è antibatterica), i cristalli e i tappeti persiani, anche per via del fatto che le nuove case un il riscaldamento a pavimento. Ne parlavo con una signora che gestisce uno degli ultimi negozi di tappeti storici rimasti a Verona e che si trova a due passi da piazza Bra. Mi diceva che il mercato è fermo e inoltre di aver messo in vendita per tremila euro un persiano pagato venticinquemila euro da suo padre 20 anni prima, ma non riesce a venderlo.

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Anche i libri antichi risultano invendibili, pur essendo documenti originali straordinari del nostro passato. Si possono trovare libri dei primi anni del Cinquecento a prezzi stracciati! Vengono in mente i versi di un poeta latino del quinto secolo dopo Cristo: “I musici hanno sostituito i maestri di retorica nelle scuole e le biblioteche vengono chiuse per sempre, come tombe”.

Antiquaria. Non solo antico, ma anche economico!

Il mio stupore per tutto questo è stato accentuato quando ho chiesto a un amico esperto, perché sta accadendo tutto questo, quando ci siamo smarriti?  Scuotendo la testa ha confermato che il fenomeno è molto reale e piuttosto triste: “Questa dovrebbe essere l’era della sostenibilità, ma tutto ciò che vogliamo è il nuovo. Eppure si possono trovare incredibili occasioni e non si tratta solo di tavolini e cassettiere”. Non solo mobili?

Questo mi ha spinto a una più approfondita ricerca e così ho scoperto che quasi tutto ciò che è vecchio e decorativo è incredibilmente economico. Le porcellane e le stoviglie, per esempio – Wedgwood e Ginori – spesso non hanno praticamente alcun valore. Tant’è che qualcuno si rassegna ad abbandonarli vicino a un cassonetto dell’immondizia.

La mia rivelazione personale sono stati i bicchieri antichi. Soffiati a mano, con peculiarità e imperfezioni che, secondo me, li rendono più belli di qualsiasi oggetto lavorato a macchina. Ho scoperto che è possibile acquistare bicchieri del sette o ottocento, fragili ma belli che potrebbero aver toccato le labbra di Manzoni e Garibaldi, allo stesso prezzo di un bel bicchiere da vino moderno generico di un Fornasetti o Armani. In effetti, il vetro storico soffiato a mano è in realtà più economico di quello moderno soffiato a mano, firmato da nomi come Venini o Seguso. Perché gli oggetti più piccoli stanno diventando più economici, come i mobili? Anche in questo caso, c’è una convergenza di fattori.

Uno dei più importanti è l’esistenza di siti come eBay ed Etsy, dove le persone comuni possono vendere i propri beni, da persona a persona, senza le seccature e i ricarichi dei rivenditori, dei banditori d’asta e dei negozi specializzati. Questo abbassa i prezzi complessivi, poiché la disponibilità esplode. Mi ha raccontato un amico inglese che i pianoforti che un tempo si trovavano in molte case della classe media oggi non li vuole più nessuno, neppure gratis e ci si riduce a doverli mandare alla demolizione presso le aziende di raccolta dei rifiuti.

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Mi chiedo anche se ci siano ragioni più profonde. Forse abbiamo semplicemente raggiunto una fase in cui l’umanità ha creato così tante cose da essere ormai saturi? La Cina ci ha riempito di articoli a prezzi stracciati e ci siamo convinti che questa bonanza durerà per sempre. Forse l’invecchiamento e il cambio della popolazione fanno sì che le cose belle che già esistono siano generosamente condivise tra un numero minimo di persone, ma questo fa calare i prezzi. O, forse, è perché stiamo diventando più stupidi e i nostri gusti stanno diventando più banali e grossolani e i nostri cervelli vengono plasmati dai nostri telefonini.

A volte mi chiedo se acquistando pezzi antichi che si potrebbero rivalutare, siano un investimento ma ormai ho anche raggiunto la convinzione che non sarà così. Forse questi oggetti antichi non torneranno mai più di moda, come mi assicura, contro al suo interesse, un’amica che gestisce un negozio di antichità a Bardolino. Forse siamo come dei dinosauri e la fatale cometa sta per colpirci.