Leonardo Da Vinci fu aiutato dal veronese Marco Antonio Della Torre
(Angelo Paratico) Leonardo fu essenzialmente un ingegnere e si presentò come tale in una bozza del memoriale per Ludovico Sforza, datata 1482. Fu considerato un ingegnere anche dai suoi contemporanei. Ciò spiega perché fu conteso da molti sovrani: non solo per i suoi meriti artistici, ma soprattutto per la sua abilità di costruire fortificazioni e armi.
Leonardo Da Vinci genio universale?
L’idea che Leonardo stesse copiando idee e concetti preesistenti non è nuova e fu dapprima suggerita nel 1902 da Marcellin Berthelot, uno scienziato e uomo politico francese. Pierre Duhem e Bertrand Gille elaborarono ulteriormente tali argomenti, portando alla luce alcune delle fonti alle quali Leonardo attinse. Serge Bramly ha rilevato che un attento esame dei disegni di Leonardo mostra come le sue invenzioni, in realtà, fossero già note. Nonostante tutte queste osservazioni, l’idea che Leonardo sia stato una sorta di genio omnisciente è dura a morire. In un celebre saggio su Leonardo Da Vinci scritto nel 1894 il giovane poeta francese Paul Valery notò che ciò che resta di un uomo sono i sogni che leghiamo al suo nome, e questo è un po’ vero per molte figure storiche. Se oggi vediamo Leonardo come un grande inventore, ciò è dovuto alla bellezza dei suoi disegni. Ma esistono dubbi sulla circolazione dei fogli di Leonardo non pubblicati perché non è facile leggere le sue parole, non solo per via del suo bizzarro modo di scrivere, ma anche per i suoi ragionamenti oscuri, che furono annotati per la gran parte come dei promemoria personali, anziché come una spiegazione rivolta ai non iniziati.
Chi fu il veronese Marco Antonio Della Torre

Marc’Antonio Della Torre (1481-1511) fu un grande umanista e medico di Verona, dove la sua famiglia era molto influente. Figlio di Girolamo, che fu professore a Padova nel 1470, e di Beatrice Benintendi. Nel 1503 ebbe la cattedra di lettura straordinaria di medicina teorica a Padova; nel settembre del 1506 successe ad Antonio Fracanzano nella lettura ordinaria in filosofia. Passò all’Università di Pavia nel 1510 come lettore di medicina. Qui incontrò Leonardo da Vinci probabilmente nell’inverno del 1510-1511 con il quale studiò anatomia allo scopo di dare «la vera notizia della figura umana, la quale è impossibile che gli antichi e i moderni scrittori ne potessero mai dare vera notizia, sanza un’immensa e tediosa e confusa lunghezza di scrittura e di tempo; ma, per questo brevissimo modo di figurarla» – ossia rappresentandola direttamente con disegni, «se ne darà piena e vera notizia. E acciò che tal benefizio ch’io do agli uomini non vada perduto, io insegno il modo di ristamparlo con ordine».

Il Fracastoro ricorda la difesa del Della Torre circa le virtù curative del vino, sulle cui doti secondo Galeno e Ippocrate aveva sostenuto a Pavia una dotta disputazione; altri lo considerarono anticipatore del Cesalpino per le sue osservazioni sulla circolazione del sangue, di cui purtroppo non è rimasto nulla, o ricordarono le sue intuizioni nelle prescrizioni a base di piante medicinali ma tutti rimpiansero la sua prematura scomparsa.

Non è ben chiaro per qual motivo tra il 1509 e il 1510 si fosse trasferito a Pavia, dove tuttavia fu portato in trionfo perché considerato l’astro nascente della medicina italiana, ed ebbe come allievo Paolo Giovio, che lo ricordò affettuosamente in uno dei suoi Elogia. Ma l’incontro più importante di questo periodo fu certamente quello con Leonardo da Vinci, che, a detta del Vasari, ricevette da lui un decisivo aiuto nella ricerca anatomica. In realtà più che un rapporto da maestro ad allievo (fosse il maestro il più anziano pittore o, com’è stato notato, il giovane anatomista), si può parlare di una collaborazione e di uno scambio reciproci, poiché, anche se il Della Torre fosse al culmine della sua carriera universitaria e del suo iter di studioso, dovette trovare nel sessantenne Leonardo uno straordinario stimolo per i suoi studi anatomici. Probabilmente durante tali incontri (avvenuti a Vaprio d’Adda, in una tenuta dei Melzi), mentre il Della Torre compiva dissezioni, Leonardo eseguiva disegni a penna rossa, particolarmente sull’effetto dei movimenti degli arti sui muscoli: tali disegni, riuniti in un codice con note manoscritte appartenuto a Francesco Melzi, si trovano oggi nella Biblioteca Reale di Windsor.

Marc’Antonio contrasse la peste e morì ad appena trent’anni nel 1511 o 1512 a Riva del Garda, da dové il corpo fu traslato nella tomba paterna, nella chiesa di S. Fermo a Verona: il monumento funebre a entrambi è considerato il capolavoro della maturità di Andrea Briosco che lo scolpì tra il 1516 e il 1521. Oltre alla tomba resta un piccolo angolo disegnato dal Palladio per un suo discendente Giambattista Della Torre.
Certo il nome di Marc’Antonio resta resta oggi legato al suo breve ma fertile sodalizio con Leonardo Da Vinci. Ma non è possibile sapere con esattezza quanto l’uno abbia dato all’altro. A qualcuno poi è piaciuto pensare che su tali risultati si sia formato anche il Vesalio. Certo il contatto con Leonardo contribuì non poco, presso i contemporanei, alla fama di essere “gentilissimo e di ogni sorta di scienze adornato”.
