Il candidato per AVS: bisogna cambiare la legge regionale
Il Veneto da 18 è sempre in testa alla classifica del consumo di suolo, appena dietro alla Lombardia, che tuttavia ha una popolazione quasi doppia. Verona la provincia che dà il maggior contributo a questa distruzione di risorsa naturale i cui tempi di rigenerazione sono nell’ordine dei secoli.
L’assessore al Bilancio del Comune di Verona Michele Bertucco, candidato al Consiglio Regionale Veneto per Alleanza Verdi Sinistra, risponde indirettamente anche alle critiche sull’operato dell’amministrazione Tommasi.
Questo è quanto Beertucco ha ricavato dai dati Ispra.

Il dato 2024, diffuso da Ispra, indica che in Veneto sono impermeabilizzati 216.871 ettari (dato netto, tenuto conto cioè dei ripristini), pari all’11.86% del territorio complessivo, in crescita dello 0,34% rispetto al 2023 quando il suolo consumato (sempre netto) era di 216.216 ettari. A livello nazionale il suolo consumato è al 7,17%.
Il consumo di suolo nel territorio veronese
“Nel territorio veronese – che fornisce il maggior contributo tra tutte le province venete – il suolo consumato sale invece da 41.260 a 41.452 ettari, con un incremento dello 0,51% sul quale secondo Ispra, ha inciso, tra le altre cose, un nuovo magazzino da 110 mila metri quadrati (11 ettari), a Nogarole Rocca, un territorio che, in barba a ogni pianificazione territoriale pubblica, è divento, sempre secondo l’Istituto, “il più grande polo logistico del nordest” consumando in 18 anni 110 ettari di territorio”.

Rispetto al 2023, l’incremento netto di suolo consumato in Veneto nel 2024 si attesta a 655 ettari, superiore rispetto ai 609 ettari netti consumati tra il 2022 e il 2023. Hanno fatto peggio Emilia Romagna (870 ettari), Puglia (807) e Lazio (760) regioni che tuttavia partono da livelli ben più bassi ed hanno una capacità di ripristino ben superiore a quella veneta (143 ettari ripristinati in Emilia Romagna contro gli appena 75 ettari del Veneto) oppure hanno una percentuale di consumo reversibile molto maggiore. Con una percentuale rispettivamente del 70,7% e del 79,9%, Veneto e Lombardia sono le regioni che hanno la quota di consumo di suolo reversibile (tipicamente posizionamento di pannelli solari) più bassa di tutto il Paese il cui dato medio si attesta all’84,5%, quasi 15 punti in più.
Conclusioni
Ciò a testimoniare lo sviluppo disordinato e invasivo degli ultimi decenni, fatto di cementificazione intensiva, e l’inettitudine della legge regionale veneta per l’azzeramento del consumo di suolo che, come è ormai arcinoto, è un colabrodo. Nel Veneto, il consumo di suolo ha continuato a crescere nonostante l’emanazione della legge regionale 14/2017, mirata al suo contenimento e varata nell’anno in cui il consumo aveva raggiunto un picco di 1.137 ettari, più del doppio del Piemonte che con 537 ettari consumati risultava secondo nella classifica nazionale.
La storia
Dal 2012 al 2016 il consumo annuale netto di suolo risultava mediamente di poco superiore ai 500 ettari. Nel 2017, per effetto dell’allarme generato dalla prospettiva di una possibile prossima limitazione delle possibilità edificatorie, il consumo di suolo annuo ha raggiunto il valore record di 1.096 ettari (corrispondenti a più di 10 milioni di mq). L’anno successivo l’incremento è stato di 900 ettari. Nel 2019 e nel 2020 superiore ai 700 ettari anno. Dopo il relativo calo degli anni 2021 e 2022 (circa 560 ettari/anno) nel 2023 il trend è di nuovo in crescita, risultando pari a 609. Nel 2024 il consumo netto di suolo è di 655 ettari.

Le cause
Grandi opere infrastrutturali e impianti solari hanno un ruolo sempre importante in questo processo di consumo, ma le trasformazioni riconducibili alla logistica e alla grande distribuzione sono diventate ormai le principali responsabili degli incrementi: negli ultimi due anni la logistica a livello nazionale si mangia 500 ettari di territorio all’anno.
Le conseguenze
Non sorprende, dunque, come bastino i primi temporali di stagione per mandare sott’acqua ampie porzioni di territorio altamente antropizzato anche nelle zone di campagna.
La proposta di Bertucco
E’ diventato prioritario rivedere una legge le cui numerose deroghe rendono vano ogni tentativo di corretta pianificazione del territorio e che presenta una scappatoia per ogni amministrazione che ceda alla tentazione di far cassa con il territorio a spese del futuro. Bisogna incrementare gli interventi di rinaturalizzazione. Va inoltre pensata e attuata una politica regionale per quei territori dove lo sviluppo incontrollato comincia a generare tensioni sociali di tipo abitativo, trasportistico ed economico, come evidenziato in un recente convegno organizzato dalla Filt Cgil che ha coinvolto varie parti sociali. Il rischio è che i frutti dello sviluppo migrino altrove mentre restino in loco soltanto i cocci dell’inquinamento e dell’inurbamento disordinato.
