Gli strumenti fiscali introdotti recentemente stanno cambiando il destino dell’arte italiana, trasformandola da patrimonio statico a leva economica. Flat tax per i nuovi residenti, IVA agevolata al 5 % per l’acquisto di opere e nuove norme doganali più snelle stanno infatti spingendo un mercato che, fino a poco tempo fa, sembrava riservato a pochi collezionisti e addetti ai lavori. Oggi, invece, gallerie, assicurazioni, imprese di logistica e perfino giovani professionisti trovano in questo settore una nuova frontiera di sviluppo.

È questa la fotografia emersa dal convegno “Arte in Movimento – Prospettive e opportunità”, svoltosi al Quadrante Europa di Verona, prima volta in assoluto che il mondo dell’arte e quello della logistica si incontrano nel cuore economico del Nord Italia. Promosso dal Propeller Club Verona con il Propeller Milano, il Consorzio ZAI, Arterìa, Assologistica e Gruppo Apollo, l’incontro ha riunito istituzioni, esperti e imprese per fare il punto su un comparto che in Italia conta 450.000 opere e reperti, 6.000 musei e un giro d’affari assicurativo da 35 miliardi di euro l’anno.

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Riccardo Fuochi, Chiara Tosi, Alvise Di Canossa


Dal confronto è emersa un’idea condivisa: l’arte può e deve generare valore economico, purché sostenuta da infrastrutture e regole moderne. «Sebbene custodiamo l’80 % del patrimonio artistico mondiale, il valore generato resta appena lo 0,5 % del mercato globale» ha ricordato Alvise Di Canossa, presidente del Raggruppamento Logistica Arte, sollecitando la creazione di una rete logistica integrata capace di garantire sicurezza e tracciabilità alle opere.

Temi ripresi nella tavola rotonda guidata da Alessandra Di Castro, vicepresidente dell’Associazione Antiquari d’Italia, insieme a Bruno Botticelli e Massimo Di Carlo, che hanno discusso di sostenibilità, digitalizzazione e nuove competenze. Centrale il ruolo della tecnologia, dall’intelligenza artificiale ai sistemi di tracciamento, per assicurare trasparenza e accessibilità.

Anche la Santa Sede, rappresentata da don Alessio Geretti, ha portato un contributo concreto proponendo la nascita di una rete nazionale di depositi d’arte, inclusi spazi ricavati da chiese dismesse, per custodire e rendere fruibile il patrimonio diffuso. Un modello di collaborazione pubblico-privato confermato da Sabina Marchi di ICOM Italia, che ha illustrato i nuovi standard nazionali per la gestione dei depositi museali.

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Gianmarco Mazzi


Nei saluti iniziali, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi ha ricordato i 176 milioni del piano ministeriale per la tutela del patrimonio archeologico e architettonico, oltre ai fondi per diplomazia culturale e sicurezza dei musei: «La cultura non è un’eredità immobile ma una forza dinamica, e la logistica dell’arte è parte della sua sostenibilità futura».

Sul fronte delle regole, Carlo Cosentino dell’Agenzia delle Dogane di Verona ha illustrato il codice aggiornato che “mette il piede sull’acceleratore della tecnologia” per semplificare la circolazione delle opere. A chiudere il cerchio, Marilena Pirrelli de Il Sole 24 Ore e Italo Carli di Arte Generali hanno posto l’accento su assicurazioni e criteri ESG, sottolineando come la tutela passi anche da modelli sostenibili di valorizzazione.

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Sala Brunetto gremita al Quadrante Europa


Dalla sala è partita anche una proposta concreta: costruire proprio da Verona una rete nazionale di depositi d’arte come nuova infrastruttura culturale del Paese. «Dal Quadrante Europa – crocevia di merci, persone e idee – può nascere un modello che unisca arte, impresa e territorio» ha dichiarato Chiara Tosi, presidente del Propeller Verona e referente nazionale per i Propeller italiani.

Un’idea che guarda al futuro, come dimostrano i giovani dell’ITS Fondazione Last presenti al convegno, simbolo delle nuove professionalità che si affacciano sul mercato dell’arte: dai restauratori ai designer digitali. Perché oggi, più che mai, si vive d’arte. E l’Italia, con Verona in prima linea, sembra pronta a dimostrarlo.

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